Breve viaggio tra i 53 siti della Cina dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’umanità
Italia e Cina sono i Paesi al mondo con il maggior numero di siti dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Il Belpaese svetta con 54 siti inseriti nell’elenco, ma il Paese di Mezzo segue a distanza ravvicinata con 53. Una situazione che nel giro di poco tempo potrebbe essere ribaltata. Considerando, infatti, l’ultimo quinquennio, la Cina è riuscita a far inserire nella lista otto nuove località, mentre l’Italia si è fermata a cinque.
Ultima new entry cinese in ordine di tempo è stata nel 2018 la riserva naturale di Fangjinshan, situata sui monti Wuling e classificata riserva della biosfera. Continuando di questo passo, quindi, il sorpasso è dietro l’angolo. Di certo, i Patrimoni dell’umanità cinesi sono luoghi imperdibili per chi parte alla scoperta delle meraviglie della Cina.
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La Grande Muraglia
Nel 1987 è stata tra i primi siti cinesi ad essere dichiarati Patrimonio dell’umanità dall’Unesco e vent’anni dopo è stata inserita tra le sette meraviglie del mondo moderno.
Famosa in tutto il mondo, la costruzione della Grande Muraglia è iniziata nel III secolo a.C. per volontà dell’imperatore Qin Shi Huang, il primo imperatore della dinastia Qin (221 a.C. – 206 a.C.), con l’obiettivo di contrastare le invasioni delle popolazioni esterne, a cominciare dai mongoli.
Per anni si è detto che fosse l’unica opera costruita dall’uomo visibile dalla Luna. Ma in realtà non è affatto così. Poco conta, però. Resta, infatti, una costruzione imponente che si snoda attraverso la Cina per oltre 8.800 chilometri. E percorrere un tratto di queste mura dense di storia è un’esperienza indimenticabile.
Palazzi e templi
Anche la Città proibita a Pechino, palazzo imperiale delle dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1912), è stata inserita tra i Patrimoni dell’umanità nel 1987. Costruita tra il 1406 e il 1420, con i suoi 980 edifici dislocati su un’area di 720mila metri quadrati è il più grande palazzo del mondo, che per quasi cinque secoli ha ospitato gli imperatori e le loro famiglie.
Sempre a Pechino si trova il Palazzo d’Estate, un parco realizzato nel 1750 per volere dell’imperatore Qianlong e residenza estiva dell’imperatrice vedova Cixi. Attaccato nel 1860 durante l’invasione anglo-francese e nel 1900 durante la rivolta dei Boxer, è stato ricostruito nel 1886 e nel 1902.
Nella capitale cinese si trova anche il Tempio del Cielo, un complesso di edifici taoisti, utilizzati per il culto al Cielo officiato dall’imperatore.
Spostandosi in Manciuria, a Shenyang, invece, è possibile visitare il Palazzo Mukden, antico palazzo imperiale della dinastia Qing, mentre in Tibet, a Lhasa, sorge il Palazzo del Potala, fino al 1959 residenza del Dalai Lama.
Le vie di comunicazioni
Due le vie di comunicazione inserite nell’elenco Unesco nel 2014 e famose in Occidente per la loro importanza storica: il Gran Canale, il canale artificiale più lungo del mondo che collega Pechino a Hangzhou nella provincia del Zhejiang, e la Via della Seta, con la rete stradale del corridoio da Chang’an a Tianshan.
Le tombe
Tra i siti funerari, spicca il mausoleo del primo imperatore Qin a Xi’an dove si trova l’Esercito di terracotta, che doveva essere composto da 6.000-8.000 guerrieri posti di guardia alla tomba dell’imperatore. Ad oggi sono stati riportati alla luce circa 500 guerrieri, 18 carri di legno e 100 cavalli.
Tra le mete turistiche più gettonate anche le 14 tombe imperiali delle dinastie Ming e Qing, le tre città capitali e 40 tombe dell’antico regno Goguryeo, vicino al confine con la Corea del Nord, e il tempio e cimitero di Confucio a Qufu, nella provincia dello Shandong.
Dal 2006 è stato inserito tra i Patrimoni dell’umanità anche il sito archeologico di Yin Xu nello Henan, che conserva i resti della capitale della Cina settentrionale nell’età del Bronzo e numerose sepolture del II millennio a.C.
Le montagne
Scorrendo l’elenco dell’Unesco, balzano poi all’occhio le innumerevoli montagne inserite per la loro particolare bellezza e il loro valore storico e culturale. Si va dalle montagne sacre taoiste, come il monte Taishan nello Shandong, i monti Wudang nello Hubei, il monte Qincheng, con il sistema di irrigazione del Dujiangyan, e il monte Emei, condiviso anche dal buddismo, entrambi nel Sichuan.
Ci sono poi i monti Huangshan nell’Anhui, la località montana e i templi circostanti Chengde nello Hebei, dove si trova la residenza estiva della dinastia Qing, il monte Wuyi nel Fujian, il monte Wutai nello Shanxi, una delle quattro montagne sacre del buddismo cinese, e la catena montuosa Tian Shan nella provincia di Xinjiang.
Le grotte
Immancabili nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità i tre famosi sistemi di grotte cinesi: le Grotte di Mogao a Dunhuang in provincia del Gansu, 492 templi scavati nella roccia in una rupe lunga 1.600 metri; le Grotte di Longmen vicino a Luoyang in provincia di Henan, una serie di santuari rupestri che ritraggono soggetti buddisti; le Grotte di Yungang a Datong in provincia dello Shanxi, scavate tra il 460 e il 525 e composte da 252 caverne e oltre 51mila statue di Buddha di varie dimensioni.
Sono addirittura 50mila, invece, le statue e oltre 100mila le iscrizioni conservare nel Sichuan. Le incisioni rupestri di Dazu, nei pressi di Chongqing, risalgono al VII secolo e rappresentano immagini di Confucianesimo, Buddismo e Taoismo.
Paesaggi e parchi
Tra le aree di interesse scenico e storico ci sono poi la Valle del Jiuzhaigou e Huanglong, in provincia del Sichuan, Wulingyuan nello Hunan, l’area protetta dei tre fiumi paralleli nello Yunnan, dove scorrono quasi parallelamente tre dei maggiori fiumi dell’Asia, lo Yangtze, il Mekong e il Salwen.
A queste si affiancano poi il Parco nazionale Lushan nello Jiangxi e quello del monte Sanqingshan, montagna taoista nella provincia di Jiangxi, i Giardini classici di Suzhou, i Santuari del panda gigante nel Sichuan, area protetta in cui si trova un terzo degli esemplari di panda gigante del mondo, il paesaggio carsico della Cina meridionale, il paesaggio culturale del lago dell’ovest di Hangzhou e il paesaggio culturale dei terrazzamenti a riso hani di Honghe.
Tra il 2016 e il 2017 sono entrati nell’elenco dei Patrimoni dell’Umanità Unesco anche il paesaggio culturale dell’arte rupestre di Zuojiang Huashan, nella regione autonoma del Guangxi, dove sono visibili pitture rupestri risalenti in un periodo che va dal V secolo a.C. al II secolo d.C.; la regione del Kekexili che si trova nella parte nord-occidentale dell’altopiano del Tibet-Qinghai ed è l’area meno popolata della Cina; l’isola costiera di Gulangyu, nella provincia cinese del Fujian, gettonata meta turistica dove è possibile vedere molte costruzioni risalenti al periodo in cui l’isola fu sotto il controllo europeo sancito dal Trattato di Nanchino firmato nel 1842 al termine della prima guerra dell’Oppio.
Le città e i villaggi
Molte poi le aree di città e villaggi. Ci sono la città vecchia di Lijiang nello Yunnan, l’antica città di Pingyao nello Shanxi, il sito di Xanadu nella Mongolia interna, il centro storico di Macao, gli antichi villaggi Xidi e Hongcun nell’Anhui meridionale, Dengfeng con i suoi monumenti storici, e i villaggi del Kaiping con i diaolou, torri fortificate a più piani.
Si trova, invece, nel Fujian il Tulou, una costruzione di terra, residenza tradizionale del popolo degli Hakka e utilizzata come abitazione contadina collettiva.
Inseriti più di recente tra i Patrimoni Unesco, nel 2015, anche gli insediamenti Tusi, che comprendono i resti di diverse dominazioni tribali.
La preistoria
Non mancano nemmeno i siti preistorici. Il più famoso è senza dubbio quello dell’Uomo di Pechino a Zhoukoudian, nei pressi della capitale cinese. I resti di questa sottospecie di Homo erectus furono ritrovati tra il 1923 e il 1927 e il fossile è stato datato tra i 680mila e i 780mila anni fa.
C’è poi il sito fossile di Chengjiang, nello Yunnan, dove sono stati rinvenuti resti fossili risalenti tra i 525 e i 520 milioni di anni fa.