L’ultimo libro edito da Cina in Italia per la collana INCINQUE, è un’avventura molto speciale, reinventata da Tang Yamin
di Lucia Pozzi
Un po’ come l’arca di Noè, la nave del grande Zheng He portò in Cina due giraffe. E coronò il senso di una profonda amicizia, quella tra i due mammiferi e il piccolo Mosa, sette anni di Mombasa, che salpò dalla sua terra verso un mondo sconosciuto pur di non lasciare sole Xixi e Lele, donate dal padre e dagli altri uomini del villaggio all’ammiraglio che fece della Cina la più grande potenza navale dell’epoca.
Ne fece di traversate Zheng He, passato alla storia per aver guidato una flotta di più di duecento navi con a bordo oltre 20mila uomini in spedizioni epiche tra il 1405 e il 1433. Ma quella che si racconta ne Il lungo viaggio, l’ultimo libro edito da Cina in Italia per la collana INCINQUE, è un’avventura molto speciale, reinventata da Tang Yaming per un pubblico di bambini (e non solo) che vogliano imparare la storia e i caratteri della scrittura cinese. Il libro infatti è bilingue, e alla fine – elemento caratteristico della collana – propone cinque caratteri da mandare a memoria, spiegandone le origini e l’evoluzione, oltre a fornire una griglia che consente ai lettori di esercitarsi attivamente nella scrittura.
L’ispirazione viene dalle gesta eroiche di un condottiero, Zheng He, che con le sue navi raggiunse l’Africa e forse ne doppiò il capo meridionale. Era la dinastia Ming a dominare, e quell’uomo, che veniva da una famiglia musulmana dello Yunnan e originariamente si chiamava Ma Ho (Ma è la versione cinese di Mohammed), prima fu nominato Grande Eunuco (una sorta di sovrintendente della casa imperiale) e poi assunse il comando dell’imponente flotta cinese, che vantava di avere le più grandi navi al mondo. Lui la portò al massimo splendore con sette grandi spedizioni verso l’Oceano Indiano, arrivando fino al Mar Rosso. E incoraggiando floride relazioni diplomatiche e commerciali.
Il lungo viaggio racconta del primo approdo nella baia di Mombasa, in Kenya. Il piccolo Mosa viveva lì con la sua famiglia e tutti i giorni allungava foglie di acacia alle due giraffe Xixi e Lele, “i suoi migliori amici”, parlando con loro e accarezzandole dolcemente. Fu il padre di Mosa a chiedere aiuto a Zheng He quando la moglie stava per partorire e “la situazione era critica”, così la sarta Lan fu fatta sbarcare e, “utilizzando le tecniche della medicina cinese”, aiutò la donna a dare alla luce una bambina. Le due giraffe furono il dono che il villaggio fece all’equipaggio quando la nave stava per ripartire. E qui, attraverso la levità della fiaba, Tang Yaming ci introduce nel fantastico mondo delle leggende cinesi. Perché a Mombasa la giraffa era chiamata kirin e gli uomini dell’equipaggio, che non ne avevano mai viste prima, pensarono che si trattasse di qilin, creatura della mitologia cinese, “simbolo di fortuna e salute, segno di un mondo pacifico e prospero”. Così le portarono a bordo e in cambio diedero seta, porcellane e tè. Finì che Mosa partì di nascosto con i due animali, finché la vecchia Lan non lo trovò e Zheng He lo incaricò di occuparsi di loro. Panini al vapore e germogli di fagioli saltati, visi mai visti e abitudini di un popolo sconosciuto ma accogliente lo portarono fino in Cina, a Liujiagang, nella provincia del Jiangsu. E poi a Nanchino, dall’imperatore Yongle, che accolse ufficialmente e per sempre Mosa e i suoi due amici dal collo lungo.
Le pagine corrono veloci per la scrittura semplice e diretta, ma l’occhio si sofferma volentieri sulle illustrazioni evocative di Yutaka Kobayashi, che accompagnano e arricchiscono la storia. Ne esce un libro originale, denso di contenuto e di valore ma pur sempre in una forma leggera e fruibilissima anche dai più piccoli. E testimone dello spirito forte e avventuroso di Zheng He, che si condensa in un’iscrizione su pietra del 1432 a Changle, nel Fujian: «Abbiamo visto nell’oceano onde immense come montagne raggiungere l’altezza del cielo e abbiamo posato gli occhi su regioni barbare lontane, velate in una trasparenza blu di vapori chiari, mentre le nostre vele, nobilmente spiegate come nubi, giorno e notte continuavano la corsa, rapida come quella di un astro, solcando quelle onde impetuose». (dal libro Zheng He – Sulle tracce degli epici viaggi del più grande esploratore cinese di Michael Yamashita).