Quale modo migliore per gustare ottimi peperoncini se non accompagnarli con del buon vino? La storia di un’enoteca italiana in Cina in tempi di COVID-19
In un assolato pomeriggio primaverile, Vito Lo Castro ha accolto i giornalisti di Xinhua nella sua enoteca a Chengdu, nella Cina sud-occidentale. Mani esperte che agitano dolcemente un calice di vino rosso, intenso e profumato. Come la sua terra, la Sicilia. Invitandoli a degustarlo, afferma: «Il Salemi è l’abbinamento perfetto per i peperoncini piccanti del Sichuan».
Lo Castro è giunto in Cina negli anni Novanta, dove ha lavorato per una società di telecomunicazioni italiana. Dopo il pensionamento si è stabilito a Chengdu e ha fondato il suo club del vino, che funge anche da ponte per molte attività di scambio culturale internazionale. L’arzillo 72enne si dice rinato dopo l’allentamento del lockdown inteso a contenere la pandemia di COVID-19. Ora che in Cina il pericolo sanitario è finalmente sotto controllo, può visitare di nuovo i suoi molti amici.
Per Lo Castro il vino è la passione di una vita, è casa, ma anche nuove conoscenze, nuove storie. Ricorda con soddisfazione le squadre mediche inviate in Italia dal Sichuan per il contenimento della crisi epidemica. E subito, per assonanza, la memoria lo porta a raccontare di quei medici italiani giunti in soccorso della popolazione cinese dopo il terremoto di Wenchuan nel 2008. «Gli uomini dovrebbero aiutarsi a vicenda in questo modo», aggiunge pensieroso. Mostra, poi, i messaggi ricevuti nelle settimane di lockdown dai suoi numerosi amici, ansiosi di controllare il suo stato di salute durante l’epidemia. Come molti cinesi, ha vissuto la quarantena in casa, si è munito di mascherina e ha fatto attenzione al distanziamento sociale.
Aiutato economicamente da amici cinesi, Lo Castro ha acquistato una partita di mascherine sanitarie da un produttore di Chengdu e le ha spedite in Sicilia a metà marzo. «L’epidemia non conosce confini né razza. È il nemico comune dell’umanità ed è tempo di mettere da parte le nostre differenze e lavorare insieme per uno scopo comune», commenta così il proprio gesto di solidarietà. Si è inoltre impegnato a condividere le proprie conoscenze sulla prevenzione e il controllo della pandemia con gli amici di altri Paesi, ma soprattutto con le sue figlie a Milano. «Abbiamo fatto molto bene a seguire i consigli degli esperti, evitando di uscire e indossando le mascherine», ha detto.
Lo Castro, con saggezza, sottolinea come la quarantena casalinga non protegga solo chi rimane a casa, ma anche i medici che combattono in prima linea e tutti quei gruppi sociali più sensibili. «Rimanere a casa per un certo periodo di tempo non è stato così difficile come alcuni pensavano. Ho usato il tempo per riflettere su me stesso e imparare il cinese» ha affermato. Dopo aver parlato delle sue nipoti e delle figlie, aggiunge: «Penso che anche i giovani in Europa e negli Stati Uniti possano usare questo periodo per riflettere se non sia meglio rinunciare a qualcosa per salvaguardare loro stessi e le loro famiglie».
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