Negli ultimi dieci anni l’interesse della Cina per il mercato del vino Italiano è aumentato esponenzialmente. Sappiamo bene che il tè cinese è la bevanda maggiormente consumata in Oriente, ma forse nel futuro qualcosa può cambiare.
Quando il vino entrò per la prima volta nel mercato cinese, era simbolo di ricchezza e potere, destinato solo ad una porzione ristretta della popolazione. Uno status symbol a tutti gli effetti dal momento che rappresentava sempre un prodotto importato dal Vecchio Continente.
Oggi non è più così, l’esportazione del vino verso l’Oriente è sempre più consistente e sta iniziando a far parte della quotidianità in tutti gli strati sociali. Nel 2017 sono stati importati in Cina 18,8 miliardi di Yuan di vino, con una crescita del 19% rispetto all’anno precedente evidenziando una forte accelerazione.
Il vino italiano che viene importato vale in totale 143 milioni di euro (dati della dogana cinese) e il dato interessante è che questo valore viene sviluppato da un numero basso di ettolitri: 375mila circa. Questo significa un alto valore medio di prodotto. Nel 2018 l’export del vino Italiano in Cina è aumentato del 62,82% e ad oggi l’Italia è quarta nel mondo superando la Spagna. Un record ancor più soddisfacente se si considera il fatto che i nostri prodotti non sono favoriti dalle accise, così come accade per altri Paesi che hanno accordi bilaterali per l’export decisamente più favorevoli (ad esempio il Cile o l’Australia).
L’aumento di interesse da parte degli imprenditori cinesi verso l’enogastronomia Italiana è tuttavia evidente.
Quali sono le abitudini di consumo del vino in Cina? Ma soprattutto, quali sono i vini Italiani più amati dai cinesi?
Il vino cinese: una tradizione lunga oltre 2000 anni
Il prodotto vitivinicolo per i cinesi non rappresenta una necessità né tanto meno un’abitudine. A confermalo è la storia: in Cina le bevande alcoliche sono da sempre prodotte a partire dal grano il cui utilizzo primario era destinato a sfamare la popolazione.
Questo è il motivo per cui per molti anni il commercio del vino cinese era fortemente correlato alla sua situazione politica e sociale.
Anche se l’industria enogastronomica cinese è del tutto recente, la sua tradizione non lo è affatto. Tutto iniziò durante la dinastia Han (206 a.C-220 d.C), oltre 2000 anni fa quando nacque la coltivazione dell’uva che grazie alla Via della Seta si espanse velocemente nei Paesi asiatici.
In questo periodo il vino era considerato un prodotto di élite, destinato solo alla corte imperiale, ma nel giro di pochi secoli tutto cambiò.
Durante la dinastia Tang (618-907), considerata una delle più potenti della storia cinese, la cultura del vino fece passi da gigante. Non solo il vino iniziava ad essere un prodotto consumato da tutta la nazione (e non solo nella corte imperiale), ma si fece strada anche nella cultura cinese.
Per arrivare alla fondazione della prima cantina di vino in Cina, dobbiamo aspettare ancora qualche secolo, la prima venne inaugurata solo nel 1892. La più grande azienda vinicola Cinese oggi è Changyu Pioneer Wine Company, leader nel settore.
Il mercato del vino cinese oggi
Negli ultimi 15 anni l’industria vitivinicola cinese è inaspettatamente cresciuta. Tra il 2001 e il 2014 i numeri dei produttori cinesi locali, ma soprattutto degli investitori esteri, è aumentato.
Le principali aree cinesi di coltivazione si trovano in quasi tutti il territorio, ma alcune sono sicuramente più produttive di altre. È il caso di Ningxia, una regione che si trova al nord della Cina,che grazie alle sue condizioni risulta essere zona di maggior prosperità.
Sono circa un centinaio le aziende vitivinicole presenti in questa area e la concentrazione in termini produttivi riguarda specialmente Cabernet Sauvignon e Chardonnay, vitigni internazionali.
L’investimento del governo cinese in vigneti prosegue in modo massiccio, con la convinzione che questi possano contribuire alla crescita del Paese in diversi modi. Primo tra i quali la produzione e l’esportazione di “buoni vini”, vini di qualità, aspetto che oggi non è certo una delle caratteristiche predominanti dell’enologia cinese.
La Cina ad oggi vanta un mercato di circa 1 milione di vini diversi, superando gli Stati Uniti.
L’esportazione del vino Italiano in Cina
L’italia è, insieme alla Francia, il leader mondiale nella produzione di vino. Ma questo sembra non bastare agli imprenditori vitivinicoli Italiani che stanno cercando di far conoscere il prodotto anche nel lontano Oriente.
Il fatto che la Cina sia la prima potenza mondiale (ormai lo possiamo dire) rappresenta per le imprese del nostro paese un motivo fondamentale per incrementare l’esportazione del vino in un mercato che vale.
In Cina inizia ad esserci una crescente curiosità verso il mondo enogastronomico e il vino Italiano riscuote sempre più successo, accanto ad altri competitor mondiali. Il Made in Italy in generale è sinonimo di qualità e di status, elemento che aiuta ad inglobare una nicchia di consumatori esigenti e con una posizione sociale privilegiata.
Affidarsi però solo a questo non basta: sono cresciute infatti le campagne promozionali dei vini, dei singoli brand così come dei consorzi e, accanto a ciò, si va sviluppando un’opera di vera e propria “alfabetizzazione” al consumo consapevole di prodotti vitivinicoli. Lo scopo di queste attività è quello di aumentare la conoscenza del prodotto, cercando di creare una percezione della qualità, del lusso, ma soprattutto trasmettendo la cultura del vino.
In questa attività, la Vinitaly Internationl Academy è certamente considerata un esempio. Si tratta di un’accademia che offre percorsi formativi ed educativi sul vino per operatori esteri. L’intenzione è formare degli Ambassadors del vino provenienti da tutte le parti del mondo al fine di dar vita ad una catena di promotori nel settore.
Da non trascurare in questa operazione, l’efficacia degli opinion leader. La figura di spicco in questa categoria, ad oggi, è sicuramente quella dell’Influencer, ottimi promotori di servizi e prodotti, tutto sta nell’individuare i più rappresentativi, ma soprattutto i più seguiti. In Cina è diventata famosa Lady Penguin, una top influencer del vino, personaggio da oltre 1 milione di follower su Weibo (corrispettivo cinese di Twitter), che vanta collaborazioni con celeberrimi brand internazionali.
I Millennial sono i nuovi consumatori del vino in Cina
L’industria Italiana del vino si è chiesta quale fosse la categoria di consumatori più interessata a conoscere il prodotto e la risposta è stata simile a quella ottenuta in altri contesti: i Millennial.
Ma perché proprio loro? La nuova generazione, specialmente quella più scolarizzata e meno tradizionalista, è più aperta verso il mondo esterno. Sicuramente una grande spinta in termini di conoscenza è data dal mercato online, più facilmente accessibile ai più giovani e in netta crescita.
A prescindere dall’età e dal genere, i consumatori di vino in Cina appartengono in gran parte alla classe media e il prezzo che sono disposti a spendere per una bottiglia di vino è di circa 300 Yuan (circa 40 euro). Non male come punto di partenza considerando che il mercato del vino in Cina sta crescendo giorno dopo giorno.
In base alla conoscenza che hanno del prodotto, è possibile classificare i consumatori cinesi nel settore vitivinicolo in 3 tipologie:
- Consumatori professionali: coloro che sono esperti di vino, conoscono i sapori e li sanno ben distinguere. Sono i classici intenditori insomma, coloro che conoscono bene la cultura del vino.
- Consumatori salutisti: non conoscono la vera cultura del vino ma solo interessati solamente ai benefici legati ad esso.
- Consumatori per show off: questa categoria riguarda le persone che acquistano il vino per moda, per elevare il proprio status sociale acquistando anche prodotti di lusso.
Le abitudini Cinesi nel consumo del vino
In quali circostanze è solitamente bevuto il vino? Una volta la risposta sarebbe stata: solo in situazioni particolarmente importanti e di un certo livello. Ma oggi non è più così.
Come abbiamo già sottolineato, il vino in Cina non fa parte della quotidianità (come in Italia), ma assume un valore sociale. Nella maggior parte dei casi viene bevuto fuori pasto, in compagnia di amici ed è ritenuto un ottimo omaggio.
Nella nostra tradizione è molto importante l’accostamento del vino al tipo di pasto. Ad esempio sappiamo che generalmente con il pesce è preferito un vino bianco, mentre con la carne un vino rosso. Sappiamo che solitamente il vino bianco viene servito prima di quello rosso e che i vini più prestigiosi sono serviti dopo quelli più semplici. Nella nostra cultura l’abbinamento del vino con le pietanze e l’ordine in cui è servito è un particolare fondamentale. In Cina non è così.
Nelle tavole cinesi spesso si trovano diverse bevande: la birra, il vino, il baijiu (tipico liquore cinese) e altre tipologie, senza badare minimamente agli accostamenti e all’ordine di consumo, anche perché il pasto cinese non è costituito da una sequenza ordinata di portate, ma i piatti vengono serviti tutti insieme.
I vini Italiani più famosi in Cina
Ormai è chiaro che la popolazione cinese sta iniziando ad amare il vino. Ma quali sono i gusti preferiti in Cina? Secondo Livio Mazzanti, esperto di export di vino italiano in Cina, non ci sono dubbi: il vino italiano più conosciuto dai cinesi è il Chianti, mentre il più apprezzato, attualmente, è indubbiamente l’Amarone. E bene sì, sembra proprio che il palato orientale apprezzi i sapori più dolci e più fruttati, ma sopratutto i vini rossi.
Oltre al Chianti, altri vini che attirano i consumatori cinesi sono in particolare quelli Piemontesi e Toscani, come il Valpolicella, il Barolo, il Barbaresco e il Brunello di Montalcino.
Anche i vini bianchi sono apprezzati dai palati orientali, ma in misura nettamente inferiore rispetto ai vini rossi che coprono il 75% del mercato. La ragione va rintracciata in alcuni fattori sociali ed culturali. Normalmente, il vino bianco viene prodotto senza fare uso della pelle degli acini di uva, a differenza di quello rosso, in cui il succo viene fatto fermentare con le bucce. Sono proprio queste ultime a dare la colorazione rossa e a contenere la più alta concentrazione di polifenoli, che sono dei potenti antiossidanti, cosa che il bianco possiede pochissimo e per questo il cinese, non considerandolo troppo “salutare” predilige il vino rosso.
Ricordiamo che anche il colore bianco del vino non aiuta la vendita. Da sempre il bianco è il simbolo della purezza, non a caso è il colore dell’abito delle spose nei matrimoni occidentali. Anche in Cina ha significati simili, ma non solo: la prima associazione che sovviene a un cinese pensando al bianco è il lutto. Il bianco, infatti, è il colore diametralmente opposto al rosso.
Va poi considerata anche la tendenza dei cinesi a non refrigerare le bevande (secondo la medicina cinese non andrebbero bevute bevande fredde), aspetto che limita molto la possibilità di una corretta degustazione dei vini bianchi.
Un’altra ricerca realizzata da FEDERVINI conferma i gusti sopracitati anche se rileva un dato scoraggiante: solo 2 cinesi su 10 collegano la parola “vino” all’Italia. Vi starete chiedendo gli altri 8 a cosa pensano, giusto? Se non avete già indovinato ve lo diciamo subito: 7 cinesi su 10 associano la categoria “vino” alla Francia ma d’altronde anche la Francia è leader nel settore e la sua presenza sul mercato cinese è decisamente più longeva.
Questa è una grande dimostrazione del fatto che c’è ancora molto da fare in termini di diffusione e conoscenza del prodotto, ma come abbiamo detto prima, la comunicazione si sta ponendo grandi obiettivi per il futuro.
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