Una testimonianza diretta sulla Cina del sinologo Adriano Madaro attraverso racconti, riflessioni e analisi
«Nel 1976, quando arrivai per la prima volta a Pechino, ebbi la certezza che quella data rappresentava una tappa importante della mia vita. Da allora la Cina è diventata la mia seconda casa. Posso affermare di essere stato un raro testimone di ciò che è accaduto nell’ultimo mezzo secolo». È così che il noto giornalista e sinologo trevigiano Adriano Madaro introduce il lettore nel libro Capire la Cina, pubblicato in Italia da Giunti Editori a febbraio 2021. L’autore è membro del Consiglio direttivo permanente dell’Accademia Cinese di Cultura Internazionale, curatore di importanti e grandi mostre su Cina e Oriente e ha pubblicato numerosi testi sulla Cina.
Il racconto di Madaro si snoda attraverso 216 viaggi per oltre 2500 giorni di permanenza nel Celeste Impero e descrive in prima persona il periodo storico che dall’ultimo Mao e l’arresto della Banda dei Quattro, attraverso le riforme di Deng Xiaoping del 1978, porta alla formula del “socialismo di mercato” del presidente Xi Jinping. La passione per la Cina, che lo scrittore dichiara di avere sin dalle scuole elementari, sopraggiunge in modo definitivo a quindici anni con la casuale lettura de La vera storia di Ah Q., le novelle tradotte in italiano del noto autore cinese Lu Xun, acquistate per seicento lire da un venditore ambulante. Ne segue l’intensa e duratura corrispondenza e amicizia con il giovane poeta poliglotta Armando Su di Tianjin, interrotta con il sopraggiungere della Rivoluzione Culturale e l’arresto dello stesso. Nell’aprile del 1976, dopo aver ricevuto il primo visto per la Cina, ha la prima opportunità di visitare il Paese.
L’intento dichiarato dell’autore, che lo spinge a studiare e a interessarsi incessantemente alla Cina, è sicuramente la volontà di capire cosa fosse accaduto fra Oriente e Occidente, perché si fosse creata una così grave frattura. Cresciuto nel grande “gioco della disinformazione atlantica” che ha caratterizzato il dopoguerra, spinto a varcare quella famosa “cortina di bambù” e interessato a conoscere tutto ciò che era proibito, inizia il suo percorso verso l’immensa Cina fino alle regioni più lontane e inaccessibili. Significativo il viaggio del febbraio 1979, quando la Cina si trovava a celebrare il trentennale della fondazione della Repubblica Popolare, che lo vede protagonista insieme al giornalista italiano Enzo Biagi, al suo primo viaggio in Cina, in una delegazione di giornalisti italiani che da allora avrebbero avuto l’opportunità di viaggiare quasi senza limiti nel Grande Paese.
Descrivendo e spiegando con attenzione ogni singolo elemento della tradizione culturale cinese, in un’ottica storica e antropologica, il libro ripercorre, nella prima parte composta da 15 capitoli, le tappe fondamentali dell’incontro fra Cina e Occidente: il mito della Via della Seta fra Xi’an e Roma, il viaggio di Marco Polo nel grande e civilissimo Impero del Gran Khan, Colombo e la cupidigia nefasta del Colonialismo, il riavvicinamento fra Oriente e Occidente con Matteo Ricci e i gesuiti, le aggressioni straniere delle Guerre dell’Oppio. Una menzione particolare va riservata al 12esimo capitolo che racconta con maniacale precisione le relazioni fra Italia e Cina, definite dall’autore stesso come «un rapporto di buonissimo lontanato. Il migliore che la storia ricordi e quello di più lunga durata».

La seconda parte del libro, divisa in capitoli che portano i nomi delle grandi città cinesi protagoniste dei suoi viaggi, offre un’illuminante panoramica su tutto quanto ci sia da sapere sulla Cina. Grandi descrizioni geografiche immerse in una straordinaria veduta storica, nozioni linguistiche dal sapore accademico, lezioni di cultura gastronomica come il “mito dell’anatra laccata”, la storia di Nanchino e la noiosa visita del Ponte sullo Yangzi che vide Enzo Biagi contrariato, Shanghai e i “gigli dorati” e ancora Xi’an, Kunming, Canton, la Mongolia, il Tibet e lo Xinjiang. Degno di essere menzionato l’incontro che Madaro fa con Li Shuxian, la vedova dell’Imperatore Pu Yi. Un capitolo da leggere e rileggere, come del resto tutto il libro, per comprendere a pieno la ricchezza dei particolari narrativi. Il libro si dispiega in una terza e quarta parte che inquadrano il periodo delle grandi riforme, dal neocapitalismo confuciano all’idea del “profitto” rinata dalle ceneri della Rivoluzione Culturale, agli stranieri che negli anni Novanta iniziarono ad affluire nel Grande Paese, Tian’anmen e la grande discussione democratica.

L’autore conclude il suo lavoro con una vera e propria “lezione” sulle questioni più delicate per la Cina di oggi. Tibet, Xinjiang, Taiwan nonché Hong Kong, non trascurando un approfondito sguardo sull’attualità della Nuova Via della Seta. Un tomo di 680 pagine piene di informazioni, riflessioni e analisi, ma anche di una lettura piacevole e scorrevole e in uno stile semplice, chiaro e diretto, capace di far vivere in ogni pagina la Cina più vicina. Attraverso un’attenta lettura si potranno trovare spunti di riflessione non scontati per approfondire i temi a ognuno più cari.
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