Un’opera autobiografica e rocambolesca come testimonianza del viaggio interiore per i luoghi remoti della Cina
Gao Xingjian è un noto scrittore cinese la cui produzione letteraria sfida i classici “ismi”, l’onda di pensiero “tradizionale” nonché le convenzioni “ortodosse” della letteratura, della pittura e della cinematografia e le cui attitudini artistiche lo hanno elevato a rappresentante della “vera essenza dell’umanità”. Gao Xingjian è, infatti, uno scrittore che si distacca dalla “materialità” del mondo e dalla “fisicità” delle futilità mondane, grazie ad una perlustrazione delle dinamiche spirituali dell’individuo: a detta dello scrittore, «la letteratura ha un ruolo fondamentale, poiché ha il compito di risvegliare la coscienza degli esseri umani, di indicare a ciascuno il modo in cui ognuno debba “leggersi” interiormente, al fine di non vagabondare ciecamente nell’oscurità».
Da questo punto di vista, La montagna dell’anima (灵山 ling shan), pubblicata nel 2000, è indubbiamente la sua opera più riuscita, un “romanzo picaresco” nonché saggio enciclopedico, che tratta di un viaggio fisico-spirituale attraverso le remote regioni della Cina meridionale. La peculiarità dell’opera, infatti, consiste nello sviluppo di una trama letteraria che si fonda sulla “ricerca del sé” attraverso il recupero delle tradizioni, degli usi, dei costumi e delle “voci” più ancestrali della Cina, dando vita ad una storia di ballate e di vicende brigantesche che si accosta allo stile magistrale di Mo Yan, all’interno di un’opera in cui vengono abbattuti i confini che separano la realtà dalla finzione nonché le limitazioni dello spazio e del tempo e le distinzioni tra ricordi, intelletto, magia e spirito.
Grazie a questa opera monumentale, Gao Xingjian è stato premiato con il Nobel, per la sua minuziosa capacità di analizzare le più imperscrutabili dinamiche umane, un talento letterario che ha conferito all’autore enorme prestigio nel mondo artistico e culturale internazionale, all’interno del quale il simbolismo, il naturalismo e il flusso di coscienza di Gao Xingjian, come “linguaggi poetici”, non possono mancare. Nello specifico, è il tema del viaggio ad avere una peculiare risonanza “sintomatica”: infatti, un medico diagnosticò all’autore, per errore, un cancro polmonare. Gao Xingjian, quindi, a partire dal tema della malattia, della precarietà della vita e dell’incertezza della morte, ha adottato il tema del “viaggio-vagabondaggio” per luoghi ignoti come metafora della ricerca spirituale dell’anima umana e dell’identità dell’individuo.
Con La Montagna dell’anima Gao Xingjian è entrato a far parte della cerchia di quegli scrittori di orientamento prettamente “esistenzialistico”, come Thomas Mann, scrittore de La Montagna incantata (1924), che producono opere incentrate sull’osservazione introspettiva dello spirito umano, delle “vicende interiori” e della fuga dalla realtà fino ad approdare ad un immaginario estetico che recupera l’essenza dello spirito antico della Cina. Infatti, sebbene adesso lo scrittore viva in Francia a causa di alcune vicissitudini storiche e turbolenze esistenziali che lo hanno spinto ad abbandonare la propria patria, con quest’opera Gao Xingjian ha dimostrato di essere intimamente legato alla sua terra natia, per via della testimonianza letteraria del “cammino” attraverso la Cina e dentro sé stesso, un misterioso cammino che può essere arduo, ma percorribile e che è bene compiere per ritrovare sé stessi.
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