La mattina del 14 gennaio 2017, Zhou Youguang, il “padre del pinyin” si è spento a Pechino, all’età di 112 anni. Il giorno prima era stato il suo compleanno. A quasi 50 anni, Zhou Youguang cambiò strada diventando un linguista. Nel 1955, partecipò alla Conferenza nazionale sulla riforma dei caratteri cinesi, in seguito assunse un incarico presso la Commissione di riforma dei caratteri cinesi e l’Istituto della Commissione nazionale di lavoro sulla lingua, sperimentando l’intero processo di elaborazione del pinyin, sistema di trascrizione fonetica della lingua cinese. In oltre cinquant’anni, l’applicazione del pinyin ha avuto una crescita sorprendente, diventando un ponte degli scambi culturali tra la Cina e l’estero e anche un importante strumento per l’era dell’informatizzazione.
A marzo 2012, il corrispondente di Cina in Italia, Luca Bertarini, lo intervistò nella sua casa di Pechino. All’epoca l’anziano signore sfogliò e lesse con interesse la rivista che Luca gli aveva portato, elogiando la nostra rivista bilingue italiano-cinese. Pubblicammo l’intervista nel numero di aprile di quell’anno. La riproponiamo qui per ricordare il grande padre dell’alfabeto fonetico cinese.
Busso alla porta numero 301 di un fatiscente palazzo che emerge dai tetti bassi degli hutong. È primo pomeriggio e il signore che cerco si sta riposando, proprio come fanno tanti altri pensionati a quest’ora. Ma Zhou Youguang non è un anziano qualsiasi. È l’inventore del pinyin, il metodo di trascrizione fonetica per il mandarino che ha permesso a milioni di persone d’imparare la lingua cinese. 106 anni, nativo di Cangzhou nel Jiangsu, Zhou è una leggenda nella storia recente della Cina.
Mi riceve nel minuscolo studio sommerso dai libri e dalle fotografie che ripercorrono una vita lunghissima. Il signor Zhou è una di quelle persone che ispirano subito simpatia e rispetto. Il corpo, segnato dagli anni, trasmette una fragile apparenza dietro la quale si nasconde un’immensità di sapere e di esperienza. Il suo sorriso sembra quasi falso tanto è sincero e mi mette subito a mio agio, rendendo i 79 anni che ci separano un dettaglio di poco conto. Zhou mostra una disarmante disponibilità a ripercorrere, ancora una volta, le tappe del lungo viaggio che l’ha fatto entrare di diritto nella storia cinese. Dagli studi di economia a Shanghai alla guerra sino-giapponese, dall’amicizia con Einstein alla rieducazione durante la Rivoluzione Culturale, dal matrimonio lungo una vita con la moglie Zhang Yunhe all’impegno didattico per la ricostruzione della Cina.
Dal nostro corrispondente in Cina, Luca Bertarini
Nel 1955, Carlo Cassola, uno scrittore italiano in visita in Cina, nelle sue memorie definisce la lingua cinese “una maledizione (…) una vera e propria palla al piede del popolo cinese sulla via della sua resurrezione”. Una descrizione che corrisponde alla situazione linguistica dell’epoca?
“All’epoca c’era un grande problema di comunicazione tra i cinesi. Negli anni ’50 il tasso di analfabetismo era dell’85% e il sistema linguistico in uso costituiva un ostacolo per gli stranieri che volevano studiare la lingua, impedendo così al Paese di aprirsi all’estero. Inoltre, i dialetti rendevano impossibile la comunicazione tra cinesi di diverse regioni. Gli abitanti di Shanghai non capivano quelli di Canton, questi non riuscivano a comunicare con i cinesi di Pechino e gli abitanti della Capitale non capivano quelli di Canton! Bisognava parlare in inglese! Il problema della lingua era già emerso durante il tardo periodo Qing ma non era stato risolto. Con la nascita della Repubblica Popolare nel 1949, il governo si trovò di fronte all’imponente sfida di ricostruire un paese sfinito da anni di guerre. La rinascita della Cina non era possibile senza la riforma linguistica, perciò il governo selezionò degli esperti del settore per lavorare a questo progetto, me compreso”.
In quel periodo Lei ritornò dagli Stati Uniti dove aveva lavorato in banca. Cosa portò un laureato in economia a creare le basi per quella che è ritenuta una delle più grandi invenzioni linguistiche della storia recente?
“È stato un caso! Io ritornai in Cina per contribuire alla ricostruzione del Paese. Con un passato da impiegato in banca a New York, pensai che mi avrebbero affidato dei compiti economici e invece mi ritrovai a riformare la lingua cinese! (ride) Al governo servivano esperti in questo settore. Io conoscevo quattro lingue (cinese, inglese, francese e giapponese nda), perciò, all’inizio degli anni ’50, fui inserito all’interno della Commissione per la riforma della lingua (wenzi gaige weiyuanhui) a capo di un team di circa 20 persone. I compiti della Commissione erano quattro: promuovere l’utilizzo del putonghua in tutto il Paese, introdurre il baihua (cinese scritto moderno, nda) come lingua ufficiale dei documenti, standardizzare il pinyin e renderlo obbligatorio nello studio della lingua cinese a livello internazionale”.
Quali sono state le difficoltà principali che questa riforma linguistica ha dovuto affrontare?
“Si trattava di utilizzare le lettere dell’alfabeto latino per creare un nuovo metodo di trascrizione fonetica dei caratteri cinesi. Con “solo” 26 lettere dell’alfabeto, all’inizio non sembrava un compito così difficile e invece ci abbiamo messo quasi tre anni! (ride) Il problema principale non è stato tanto “tecnico” quanto “culturale”: esistono circa 60 mila caratteri con più di tremila anni di storia e il rischio era di “contaminare” il nostro prezioso patrimonio linguistico. Non è stato facile rimanere in linea con la nostra tradizione e allo stesso tempo fornire ai cinesi e agli stranieri una “chiave” di lettura più facile della lingua. Il pinyin è il terzo sistema di trascrizione fonetica, preceduto dal zhuyin (1918) e dal guowen luomazi (1928). Il pinyin, reso obbligatorio nelle scuole di tutta la Cina nel 1958, condivideva con il guowen luomazi l’utilizzo delle lettere dell’alfabeto latino per rappresentare la pronuncia dei caratteri ma era stato reso più semplice e più preciso. Era più accessibile anche per gli stranieri, tant’è che nel 1982 il pinyin venne scelto come metodo standard per l’insegnamento del cinese a livello internazionale e nel 1986 riconosciuto dalle Nazioni Unite”.
Alcuni ritengono che l’introduzione del pinyin e la semplificazione della scrittura abbiano in qualche modo “rovinato” la purezza della cultura cinese. Qual è la Sua opinione a riguardo?
“Negli anni ’50, proprio per salvaguardare il valore culturale della lingua cinese, decidemmo di utilizzare il pinyin come strumento per facilitare lo studio dei caratteri invece che di sostituire gli ideogrammi con il pinyin. Questo sarebbe stato inaccettabile per il popolo cinese anche se sicuramente avrebbe rappresentato una notevole semplificazione per lo studio della lingua in tutto il mondo. Sebbene il processo di unificazione linguistica del pinyin non sia ancora stato completato (a Taiwan si usa principalmente il metodo zhuyin, nda) ed esistano ancora dei problemi, credo che quello che abbiamo fatto sia stato molto importante. La nostra riforma ha permesso di diminuire, nell’arco di 30 anni, il tasso di analfabetismo del 65% e ha dato la possibilità alla Cina di comunicare con il mondo e agli stranieri di conoscere il nostro Paese senza cancellare preziosi anni di cultura. Ogni volta che qualcuno usa una tastiera di un computer o scrive un messaggio al cellulare, lo fa utilizzando il sistema pinyin. In Cina, anche il braille si basa sul sistema di trascrizione fonetica inventato da noi negli anni ‘50. Nonostante tutto, pochi realizzano la portata di quello che abbiamo fatto. Spesso è difficile capire il valore delle cose che ormai siamo abituati ad utilizzare quotidianamente”.
Cosa pensa di questa “febbre del cinese” (hanyu re) che porta così tanti stranieri a studiare la lingua?
“È una cosa bellissima! La Cina è ancora relativamente chiusa dal punto di vista linguistico e questo fenomeno permette ai cinesi di capire gli stranieri e viceversa. Il mandarino non ha lo stesso carattere internazionale dell’inglese ma è molto divertente da studiare perché apre le porte a una cultura millenaria altrimenti inaccessibile. In tutto questo mi piace pensare al pinyin come un ponte tra Oriente e Occidente. Molti stranieri mi ringraziano per aver contribuito alla sua invenzione!”
Lei è andato in pensione all’età di 85 anni ma non ha mai smesso di lavorare. Quanti libri ha pubblicato nella sua carriera?
“Più di 40! Il primo nel 1949, l’ultimo due mesi fa! Si chiama Zhou YouGuang 106sui zixuanji (Opere scelte dal 106enne Zhou YouGuang). Alcuni sono stati pubblicati anche all’estero, in America e in Inghilterra. Ho anche tradotto in cinese l’Encyclopædia Britannica. Adesso, in questo piccolo studio (3 metri x 4, nda), continuo a scrivere articoli per alcuni giornali di Pechino e di Hong Kong. Mi diverte!
In gennaio ha compiuto 106 anni. La sua vita è stata piena di esperienze ma anche di avventure non proprio piacevoli, come quella volta che ha rischiato la vita durante la Guerra sino-giapponese…
“Durante la guerra rimasi a Chongqing per otto anni. Lavoravo come addetto alla contabilità nel nongbenju, un dipartimento messo in piedi dai Nazionalisti per garantire che tutti i militari nelle retroguardie avessero cibo e vestiti a disposizione. Mi trovavo su una portantina quando un aereo giapponese sganciò una bomba nella nostra direzione. Nel panico generale fui scaraventato all’interno di un fossato e mi salvai la vita. I miei compagni rimasti fuori dal canale, invece, vennero investiti dall’esplosione e morirono”.
E poi partì per gli Stati Uniti dove conobbe Einstein…
“Un mio amico lavorava all’università di Princeton dove in quel periodo insegnava anche Einstein. Un giorno il mio amico mi disse che Albert cercava qualcuno con cui parlare nel tempo libero e mi chiese se fossi disponibile. Incontrai Einstein solo due volte ma ci divertimmo un sacco. C’era solo un problema: io non capivo niente delle sue teorie! Non parlammo di lavoro ma solo del più e del meno. Ho dei bellissimi ricordi e lo stimo ancora profondamente”.
Anche Lei, al pari di molti altri intellettuali dell’epoca, subì le conseguenze della Rivoluzione Culturale. Che ricordi ha di quel periodo?
“Alla fine degli anni ’60 venni accusato di essere un reazionario (fandong fenzi). Mi mandarono a lavorare nelle campagne a Ningxia dove rimasi per due anni e quattro mesi, fino alla morte di Lin Biao. Mi ricordo che erano tutti molto poveri. Il governo impediva agli agricoltori di allevare più di 20 pecore, pena l’accusa di aver scelto la “via del capitalismo”. Non si faceva altro che coltivare la terra. Io stesso lavorai nei campi per tutti quei mesi. A Ningxia ebbi modo di vedere i difetti del Comunismo. Di quel periodo conservo però anche alcuni ricordi positivi: prima di essere spedito in campagna soffrivo d’insonnia, non riuscivo mai a riposare bene. A Ningxia, invece, con tutta la fatica che si faceva, di notte dormivo benissimo. Da quel momento non ho più sofferto d’insonnia! (ride)”.
Tutti questi anni sempre a fianco di Sua moglie, Zhang Yunhe…
Siamo stati sposati per quasi 70 anni, dal 1933 fino alla sua morte avvenuta nel 2002. Facevamo tutto insieme: leggevamo uno di fianco all’altra e, due volte al giorno, ci sedevamo al tavolo per prendere una tazza di caffè. Prima di bere, alzavamo i bicchieri e facevamo un brindisi, in segno di stima. Ogni giorno! Ci siamo amati e rispettati per tutti quegli anni. È stato proprio questo il segreto del nostro matrimonio!
Prima di salutarmi il signor Zhou mi regala il suo ultimo libro. Con una calligrafia tremolante scrive una dedica sulla prima pagina. Sulla copertina marrone c’è un disegno di Zhou nel suo studio intento a leggere con il sorriso stampato in volto. E proprio con questo sorriso mi congeda ringraziandomi per “essere andato a trovarlo”.
“拼音之父”周有光
2017年1月14日凌晨,”汉语拼音之父”周有光在北京去世,享年112岁。就在1月13日,周先生刚刚过了112岁生日。近50岁时,周有光半路出家,成为语言文字学家。1955年,周有光参加全国文字改革会议,之后担任中国文字改革委员会和国家语言文字工作委员会研究院,经历了中国整个汉语拼音方案的制定过程。50多年来,汉语拼音的应用增长惊人,成为中外文化交流的桥梁,也是信息化时代的重要工具。
2012年3月,《世界中国》杂志社记者Luca Bertarini在周有光北京的家里采访了他。当时老人兴致勃勃地翻阅Luca带去的杂志,对编辑部出版中意双语的杂志赞赏有加。采访文登在当年4月刊。这里再次刊登路凯的采访文,以纪念这位伟大的汉语拼音之父。
中午刚过,我敲响了301号房间的房门,它在一座胡同低矮房檐之间颇为突出的一座破旧楼房内。正像许多退休的人一样,我要找的先生这个时间正在午休。但周有光不是一个普通的老年人,他是拼音——普通话音标方法的创始人,这种方法为人们学习中文创造了条件。周有光106岁,出生在江苏沧州,他是中国近代史的传奇人物。他在自己的小书房中接待了我,那里堆满了书籍,还有记录着他漫长生活的照片。周先生是那种能让人立即产生好感和尊敬的人,他那久经风霜的身体表面看来似乎很脆弱,但其中蕴藏着强大的力量、浩瀚的知识和经验。他真诚的微笑,使我立刻感到轻松,让我们之间79岁的差距显得微不足道。
周先生表现出一种特别的热情,周先生向我表现出一种特别的热情,再一次回忆了那个使他成为中国历史人物的漫长生活历程——从上海的财政办事处到中日战争,从与爱因斯坦的友谊到文革期间的再教育,从与妻子张允和一世的婚姻到建设新中国的教育工作。
意大利作家Carlo Cassola1955年访问了中国,在他的回忆录中把中文描述为“一种诅咒(…),一种中国人民在再生过程中的真正难题”。这种描述是否符合当时的语言状态?
“那时候中国人之间交流存在很大的问题。50年代文盲的比例达到85%,当时使用的文字系统对想学习中文的外国人造成很大的障碍,因此也限制中国的对外开放。此外,方言也使国内各省之间的中国人无法进行交流。上海人听不懂广东话,广东人无法与北京人交流,而首都的人也听不懂广东话!需要用英文交流!语言的问题在清朝末期就已经出现了,但当时未能解决。1949年新中国成立以后,政府面对着重建一个充满战争创伤的国家的巨大挑战。不进行语言改革就不可能有中国的再生,因此,政府当时挑选了专业人员来实施这一复杂的计划。”
那个时期您从美国返回中国,当时您在美国的银行工作。您这位经济学家是如何参与到被人们认为是近代史上最伟大的语言发明的工作中去的?
“那是一种偶然!我过去是纽约一家银行的职员,回国是要为重建祖国贡献力量,我原以为会承担经济工作,结果却是进行中文的改革!(笑起来)。政府需要这一行业的专家,我懂四种语言(中文、英文、法文和日文,编者注),因此50年代初期我被派到由大约20人组成的文字改革委员会担任领导。这个委员会的任务有四个:在全国范围推广普通话,使用白话文(现代书面语,编者注)作为文件的官方用语,统一拼音,并在国际水平使之成为学习中文的必要手段。”
在这一语言改革过程中,您面临的主要困难是什么?
“就是使用拉丁文字母创建一种中国字符的标音形式。字母‘只有’26个,最初没觉得这个工作很困难,可是我们却用了三年时间(笑起来)!最主要的问题不是‘技术性’的,而是‘文化性’的:中文经过三千多年的历史,具有大约6万个字符,危险在于‘污染’我们宝贵的语言遗产。即能够与我们的传统保持一致,同时又能够为中国人和外国人提供一个更便于理解语言的‘钥匙’,做到这一点并不容易。拼音是音标的第三种系统,在此之前有注音(1918年)和国语罗马字(1928 年)。拼音(于1958年在全国学校中强制使用)在使用拉丁字母代表汉字发音方面与国语罗马字一致,但更简单和准确,而且也更容易被外国人接受。正因如此,1982年拼音被选作国际水平中文教学的统一模式,而1986 年获得联合国的承认。”
有人认为采用拼音和简化字在一定程度上“破坏”了中国文化的纯粹。您对此有什么看法?
“在50年代,正是为了保护中国语言文化的价值,我们决定使用拼音作为学习字符的工具,而不是用拼音代替汉字。因为中国人不可能接受,虽然对世界上所有学习语言的人来说,它肯定可以产生明显的便利。虽然拼音语言统一进程尚未完成(台湾主要使用注音方式,编者注),还有一些问题,但我相信我们所做的工作确实非常重要。我们的改革使中国文盲在30年中减少了65%,为中国能够与世界交往、为外国人了解我们的国家(不删除宝贵的文化历史)创造了条件。如今任何人使用电脑键盘或用手机书写短信,都要使用拼音系统。在中国,盲文也以于50年代创造的标音系统为基础。尽管如此,很少有人意识到我们所做的工作的重要性,通常人们难以理解已经在日常生活中习惯使用的事物的价值。”
您对这种促成大量外国人学习中文的“汉语热”怎么看?
“这是一件非常好的事情!从语言角度来说中国还相对封闭,这种现象能够帮助中国人与外国人相互了解。汉语没有英语那种国际化的特性,但学习起来很有趣,因为通过它能够接触到一种古老的文化。因此,我愿意把拼音看作连接东西方的桥梁,很多外国人都为我参与了它的创造而感谢我!”
您85岁退休,但从来未停止工作。职业生涯中您出版了多少书?
“40多本!第一本在1949年,最后一本在两个月前!书名是《周有光 106岁自选集》。有些书也在国外出版,在美国和英国,我还翻译了《不列颠百科全书》。现在,我在这个小小的书房(3X4米,编者注)里继续为北京和香港的一些报刊拟稿。我很乐意做这些!”
今年一月您过了106岁寿辰。您的一生经历丰富,但也包括不愉快的事件,比如那次在中日战争期间几乎丧命…
“战争期间我在重庆呆了八年,在农本局当会计,这是由国民党成立的部门,为的是确保所有军事人员能够获得食品和衣物供应。当一架日本飞机向我们的总部投放了一颗炸弹时,我正在一个担架上,混乱中我被扔进沟里,得以活命,而我那些在沟外的同事们被炸死了。”
后来您去了美国,并在那里认识了爱因斯坦…
“我的一个朋友在普林斯顿大学 工作,那时爱因斯坦正在那里教学。有一天,我的朋友对我说阿尔伯特想找一个人在休息时间聊天,问我是否愿意。我和爱因斯坦只见过两次面,但我们在一起时很开心。只有一个问题:我对他的理论毫无所知!我们不谈工作,只是随便聊天。我对他的印象很好,而且仍然非常敬重他。”
如同很多知识分子一样,您也曾经受到过文化大革命的影响。您对那个时期有什么印象?
“60年代末我被指控是反动分子,送到宁夏农村去劳动,我在那里 呆了两年零四个月,直至林彪死亡。我记得大家都很贫穷,政府禁止农民饲养20头以上的绵羊,否则就被指控选择走‘资本主义道路’。那时人们只有不停地种地,我那段时间也是做同样的工作。在宁夏我开始看到共产主义的错误。但在那段时间我也有收获:在被送到农村前,我一直失眠,无法休息好。在宁夏因为劳动非常辛苦,我夜间睡得非常安稳。从那时起我不再失眠了(笑起来)!”
这些年来您一直您的妻子张允和相伴…
“我们结婚已经近70年了,从1933年到她去世的2002年。我们什么都是一起做:我们坐在一起看书,每天有两次我们坐在桌旁喝咖啡,在喝之前,我们拿起杯子碰杯,表示相互尊敬。天天如此!这些年来我们一直相敬相爱,这就是我们婚姻的秘密!”
在与我告别之前,周先生送给我他最新出版的书籍,用颤抖的手在首页上题词。这本书的棕色封面上有周先生面带微笑在他的书房里准备阅读的照片。他正是以同样的微笑向我告别,感谢我“去看他”。
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