La Capitale è stata teatro di una conferenza dedicata alla giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne
Si è tenuto ieri a Pechino il seminario dedicato alla 21esima giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, che ha passato in rassegna la risposta cinese alla violenza di genere e gli sforzi concertati nel contesto della pandemia di SARS-CoV-2. Promosso congiuntamente dalla sezione cinese del Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA) e dall’associazione non governativa Beijing Equality, il calendario dell’evento di questo 25 novembre ha lasciato spazio a diversi interventi, incentrati sulla comune e impellente richiesta di azioni più rapide per il conseguimento dell’Obiettivo 5.2 dello Sviluppo Sostenibile del 2030, vertente sull’eliminazione di «una delle più diffuse violazioni dei diritti umani». A dirlo Navchaa Suren, funzionario in carica dell’UNFPA Cina e copresidente del gruppo tematico di genere, che ha inoltre aggiunto come la prevenzione e lotta alla violenza di genere costituisca per l’ONU una «priorità assoluta» e una battaglia che viene portata avanti in oltre 130 Paesi.
Esponendo la propria posizione nel discorso “Progressi e prospettive della Cina in risposta alla violenza di genere”, Beijing Equality ha illustrato agli astanti i risultati cinesi nel contesto del quadro giuridico e della concettualizzazione culturale della donna. Per tutelare le donne in una delle forme più frequenti di abuso, dalla crescita globale esponenziale nella stagione della pandemia, la Repubblica Popolare ha istituito nel 2016 la Legge contro la Violenza Domestica, presentata al tempo come un’autentica pietra miliare per la supervisione legale dei diritti delle donne cinesi. Asia Foundation definisce «considerevoli» i risultati conseguiti dall’applicazione della norma, che, secondi i dati del Ministero della Pubblica Sicurezza, avrebbe regolato 6 milioni di episodi di violenza domestica negli ultimi quattro anni e portato all’emissione da parte dei tribunali cinesi di 2004 ordini di protezione per le vittime nel 2019.
La strada per una piena efficienza è tuttavia ancora lunga. È stato infatti riportato in più occasioni uno squilibrio assistenziale tra aree urbane e rurali, la mancanza di linee guida nazionali che standardizzino pienamente le procedure ed è stata inoltre riscontrata una formazione professionale scarsamente adeguata tra i fornitori di servizi anti violenza domestica in prima linea, quali ufficiali di polizia, consulenti e personale legale. Secondo gli ultimi dati di All-China Women’s Federation e diffusi nella giornata di ieri da CGTN, sarebbero oltre 90 milioni le donne cinesi sottoposte a regolari episodi di violenza fisica e/o verbale tra le mura domestiche, abusi che solo nel 6,6% dei casi vengono denunciati alle forze dell’ordine.
Nel corso degli ultimi tre anni, Asia Foundation e UN Women hanno contribuito attivamente alla formazione degli enti locali e del personale coinvolto in casi di violenza domestica, mediante seminari dedicati che avrebbero raggiunto nel 2019 3.955 professionisti in tutta la Cina. Come riportato dal sito ufficiale, la Fondazione sta attualmente sostenendo 12 organizzazioni coinvolte nel sostegno a donne migranti, con problemi di disabilità, gruppi LGBT e bambini, allestendo al contempo una rete di professionisti deputata alla condivisione di mezzi e risorse.
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