Scenari e leggende di uno dei luoghi più suggestivi della provincia orientale del Zhejiang, che negli anni ha affascinato intere generazioni
«In cielo c’è il paradiso, sulla terra Suzhou e Hangzhou» è un proverbio esemplificativo della grande considerazione tributata dalla cultura popolare al capoluogo del Zhejiang, una delle più antiche capitali cinesi. “Polo dell’hi-tech”, “Casa del gigante Alibaba”, “Capitale dell’innovazione”, sono oggi tra le definizioni più comunemente associate a Hangzhou, un posto che, aldilà della frenesia dello sviluppo incarnata dai palazzoni e dalle acrobazie dell’architettura urbana di ultima generazione, è ancora capace di educare alla bellezza, tramite uno dei luoghi che per secoli ha ammaliato generazioni di poeti e artisti: il Lago Occidentale.
Classificato nel 2011 dall’UNESCO come parte del Patrimonio dell’Umanità, il lago si presenta con una scarsa profondità, in media 1,8 metri, e reca un perimetro di circa 12 km. Secondo la leggenda, fu generato dalla caduta di una sfera di giada durante la battaglia condotta dal Drago di Giada e la Fenice Dorata contro l’Imperatrice Celeste, che aveva impartito ai suoi generali l’ordine di rubare la pietra. Precipitando a picco attraverso i regni celesti, la giada colpì la terra, risultando in uno specchio d’acqua cristallino; a quel punto la Fenice giurò a sé stessa che non l’avrebbe mai più persa di vista e, sdraiandosi di guardia sulla sponda meridionale, si trasformò nella montagna Fenghuang.
Il lago è stato interessato negli anni da numerosi interventi, rivelandosi oggi ai visitatori con anse e isolette che ospitano templi, pagode e giardini. Tra queste, la Piccola Isola delle Fate nella parte meridionale, recante al suo interno un ulteriore piccolo lago, a cui i cinesi amano riferirsi con il detto: «Nel lago c’è un’isola, nell’isola c’è un lago». Tra i siti culturali offerti dal complesso, il Museo Provinciale del Zhejiang e la Società di Incisori dei Sigilli situati sull’isola Gushan, il Giardino Quyuan rinomato per lo spettacolo offerto dalla fioritura primaverile dei fiori di loto e la tomba della cortigiana Xu Xiaoxiao, che nel V secolo morì di dolore attendendo il ritorno dell’amato.
Comunemente associata al Lago Occidentale è l’espressione “10 scenari”, entrata nell’uso fin dall’epoca dei Song Meridionali (1127 – 1279) per indicare i panorami iconici offerti dal bacino. I suggestivi nomi degli scorci, tra cui “il loto nella Brezza del Giardino Ricurvo” o “la neve che si scioglie sul Ponte Rotto”, furono formalizzati ufficialmente dalle stele scritte a mano dall’imperatore Qianlong, negli anni della dinastia Qing (1644-1912). «Se non posso lasciare Hangzhou, è perché il Lago Occidentale mi trattiene» è uno dei versi del poeta Tang Bai Juyi, che meglio esprime il sentimento comune agli artisti che hanno percorso le sponde del lago, rendendolo immortale.
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