La Cina preclude l’ingresso ai Paesi più colpiti da COVID-19. Le restrizioni non interessano i casi di estrema necessità e i visti diplomatici
La Cina ha temporaneamente sospeso l’ingresso ai residenti in Italia in possesso di visti e di permessi di soggiorno cinesi per ragioni di lavoro, affari privati e ricongiungimenti familiari. È quanto comunicato ieri in una nota dell’Ambasciata cinese in Italia, che ha inoltre precisato la sospensione dei servizi di vidimazione della Dichiarazione dello Stato di Salute ai suddetti richiedenti.
Esclusi dalla misura i casi di «estrema necessità urgente», che potranno ancora rivolgersi all’Ambasciata e ai Consolati Generali, nonché «i titolari dei visti diplomatici, di servizio, di cortesia, di tipologia “C” e dei visti rilasciati dal 3 novembre 2020 in poi». Il provvedimento si inserisce nel più ampio piano di contenimento dei contagi di ritorno che la Cina sta applicando in queste ore agli Stati recanti un’elevata incidenza di COVID-19. Tra i Paesi interessati finora: Francia, UK, India, Russia, Bangladesh, Belgio e Ucraina.
Rassicurando sulla natura temporanea delle restrizioni, il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin ha descritto la misura come una «mossa ragionevole e legittima, coerente con le consuetudini internazionali», ispirata a Pechino dalla condotta tenuta dagli altri Paesi nel controllo della curva epidemica. Wang ha inoltre espresso fiducia nella comprensione dell’opinione pubblica e ha invitato a monitorare gli aggiornamenti rilasciati dalle Ambasciate nei Paesi interessati.
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