Una breve guida per non trovarsi impreparati nel caso in cui vi capiti di ricevere un invito a pranzo o a cena in Cina
Essere invitati a un pranzo o a una cena ha un significato molto importante. Oltre a rafforzare le guanxi (relazioni personali) o crearne di nuove, il mangiare insieme, nella cultura cinese, viene inteso come il miglior modo per trattare bene un ospite o una persona cui si tiene in modo particolare, così da dare e ricevere rispetto, soddisfazione e considerazione. Per capire l’importanza del mangiare basti sapere che, quando due persone si incontrano, il nostro saluto colloquiale «Come va?» in cinese si traduce con l’espressione «Chi le ma?», cioè «Hai mangiato?». Perciò è importante conoscere alcune regole base su come comportarsi se invitati ad un banchetto.
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Dove sedersi
Partiamo dal principio. Innanzitutto, dove sedersi. Chi invita avrà, ovviamente, il posto più importante, opposto alla porta e mai di spalle, in modo da essere visto per primo ed essere il primo a vedere e ad accogliere chi arriva. Voi, invece, non sedetevi mai a casaccio, ma aspettate che vi venga indicato. La disposizione dei posti a tavola e dei tavoli si basa sulla suddivisione in classi dell’antica Cina imperiale, quindi l’imperatore e la sua famiglia, poi la corte imperiale, a seguire i mercanti e i commercianti e, per finire, i contadini. A seconda, quindi, che vi venga riservato un posto più o meno vicino “all’imperatore”, potrete rendervi conto se venite considerati membri della “corte” o “umili contadini”.
Le bacchette
Una delle dolenti note sono, ovviamente, le bacchette e il loro utilizzo, soprattutto per chi non è pratico. Finché si tratta di maneggiare una ciotola di sticky rice, il riso glutinoso ed appiccicoso, non dovreste avere grandi problemi. Problemi che, invece, potreste riscontrare quando si tratterà di mangiare piccoli pezzi di carne o pesce o verdure. Nulla che non si possa risolvere con un po’ di impegno e di pratica, però. E se proprio le bacchette non fanno per voi, comunque l’uso di forchette e cucchiai è ormai largamente diffuso anche in Cina. Inoltre, quando utilizzate le bacchette, non dovete indicare nulla e nessuno e, soprattutto, mai e poi mai dovete piantarle nel cibo o, peggio ancora, nel riso! Porta sfortuna! Tanta! Questa, infatti, è una tipica usanza funebre quando, durante i funerali, si pone sull’altare o davanti alla tomba una ciotola colma di riso con due bacchette d’incenso acceso piantate, come offerta per il defunto. Le bacchette, al contrario, hanno un significato estremamente positivo, bene augurante; il loro nome cinese, infatti, è kuaizi che ha la stessa pronuncia delle parole kuai, che significa “presto”, e zi, che vuol dire “figlio”, e per questo motivo vengono di solito regalate ai novelli sposi per augurare loro di avere presto un bambino.
Le portate
Una volta seduti e capito come impugnare le bacchette, molto probabilmente sarete intorno a un tavolo rotondo con un vassoio centrale che ruota su se stesso. Qui verranno sistemate tutte le portate e, se il quantitativo di cibo vi sembrerà più di quanto umanamente consumabile, non vi preoccupate, qualcosa avanzerà, anzi, dovrà quasi necessariamente avanzare perché ciò significherà che tutti avranno mangiato e gradito a sufficienza, con grande soddisfazione dell’“imperatore”. Regola vuole che il vassoio venga fatto girare con delicatezza (pena il lancio in orbita di qualche pietanza!) in modo tale che, a turno, tutti possano servirsi. Inoltre, visto che i piatti al centro vengono condivisi da tutti i commensali, va preso il primo pezzo che le bacchette toccano, evitando la “caccia al tesoro” per cercare il pezzo che si preferisce.
Le bevande
Durante il pasto verrà servita acqua, immancabilmente calda, o tè bollente. Le usanze cinesi sulle bevande sono molto diverse dalle nostre e anche quando il clima consiglierebbe una bibita ghiacciata, sarà invece assolutamente normale bere bevande calde. Per quanto riguarda il tè, tenete presente che in Cina non si beve mai il tè al limone: è una cosa inconcepibile per i cinesi quanto lo sono, per noi italiani, gli stranieri che accompagnano un’impepata di cozze ad un cappuccino! Il tè verrà versato nella vostra tazza da un cameriere e, come gesto di ringraziamento, basterà picchiettare due, tre volte con il dito indice e il medio sul bordo del tavolo.
I brindisi
Durante il banchetto dovrete quasi sicuramente passare attraverso il rito del ganbei, il brindisi. Ganbei significa letteralmente “vuotare il bicchiere” e si fa con piccoli bicchierini riempiti di baijiu (spirito bianco), una grappa che si ottiene dalla distillazione del sorgo. Cosa importante è svuotare i bicchierini in un colpo solo. Al di là delle leggende e delle esagerazioni che circondano i ganbei cinesi, è bene sapere che non si pasteggia con il baijiu ma il bicchierino andrà alzato solo per fare un brindisi; brindisi al quale seguirà quasi sicuramente un brindisi di risposta e così via. Il rischio di finire sotto il tavolo è, quindi, elevato, ma basterà gestirsi con moderazione ed eventualmente rifiutare con educazione per evitare problemi.
Il baijiu più famoso è indubbiamente il Moutai, ormai considerato “il distillato della diplomazia”, dato che viene servito negli incontri e nelle cene più importanti. Il Moutai divenne famoso in tutto il mondo nel 1972, in occasione della visita in Cina dell’allora presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon. A Zhou Enlai che esaltava le qualità del Moutai a Nixon, raccontandogli che «durante la Lunga Marcia lo usavamo anche per curare le ferite», rispondevano gli sguardi preoccupati di Alexander Haig, capo di gabinetto di Nixon, che aveva precedentemente provato il Moutai durante i viaggi preparatori all’incontro. Nelle sue note consigliava: «Per nessun, e ripeto nessun, motivo il presidente dovrà bere in risposta ai brindisi». L’infinita serie di ganbei uniti ai 55 gradi del Moutai sarebbero potuti essere letali per la lucidità del presidente. Sembra, però, che Nixon non fu particolarmente scrupoloso nel seguire il consiglio.
I biscotti della fortuna
Un’ultima raccomandazione: a fine cena non vi aspettate i “biscotti della fortuna”, i piccoli crackers dolci con all’interno il bigliettino con messaggi di saggezza varia. Immancabili nei ristoranti cinesi in Italia, in Cina non esistono. Prodotti a San Francisco negli anni Quaranta del secolo scorso da un fornaio giapponese di Kyoto, ottennero un grande successo. Astuti cinesi residenti negli Usa, approfittando della difficoltà degli occidentali di distinguere cinesi da giapponesi, si appropriarono dell’idea e cominciarono a commercializzarli nel mondo. In Cina alle volte si trovano nei supermercati che vendono prodotti d’importazione occidentale. Basta cercare “biscotti della fortuna americani”!