Il restauro delle caverne di Xumishan è il più grande progetto di conservazione di opere d’arte rupestre in oltre 100 anni
(XINHUA) – Nonostante l’estate torrida, sette persone sono costrette a indossare vestiti pesanti e ginocchiere per restare al caldo e muoversi in una grotta gelida e umida in Cina. Lo spazio buio è lievemente illuminato solo dalle loro torce, rivelando una serie di antiche pitture murarie risalenti a centinaia di anni fa. Non si tratta di un gruppo di avventurieri ma di un’equipe di sette esperti impegnati nel restauro delle opere d’arte rupestre contenute nelle oltre 160 grotte sparse per gli speroni rossastri di Xumishan, nella Regione autonoma del Ningxia Hui, in Cina nord-occidentale.
Le grotte di Xumishan ospitano una serie di templi rupestri buddisti costruiti a partire dal tardo periodo della dinastia Wei del Nord, al potere dal 386 al 534 d.C. Il sito, posto lungo uno dei tratti principali dell’antica Via della Seta, comprende ben 162 caverne decorate in vario modo e oltre 1.000 statue. Queste pitture rupestri, che occupano una superficie totale di 185 metri quadrati, hanno un disperato bisogno di restauro, a causa degli atti vandalici e dell’azione degli agenti atmosferici sulle rocce susseguitisi nel corso dell’ultimo millennio.
«Ho avuto la pelle d’oca quando è apparso chiaramente davanti a me l’intero motivo del dipinto dopo 20 giorni di ripulitura», spiega Wang Minquan, un esperto di 60 anni e membro del gruppo scelto per un programma di restauro di un anno a partire da aprile, il più grande progetto del genere avviato in Cina dai tempi della dinastia Qing, al potere nel Paese dal 1644 al 1911. Può essere un lavoro tanto noioso quanto impegnativo, prosegue Wang, secondo cui ormai i giovani non hanno più la pazienza di passare la giornata ad arrampicarsi su e giù per le impalcature, a riparare crepe e a pulire pareti pericolanti.
L’equipe si è dovuta arrampicare per qualche decina di metri lungo alcuni ripidi pendii rocciosi per raggiungere una statua in pietra posta in posizione più elevata, legandosi delle corde intorno alla vita come dei veri e propri scalatori. Anni di lavoro in grotte gelide e buie hanno provocato spondilosi cervicale e intorpidimento agli arti inferiori a Wang e ai suoi colleghi.
Per mantenersi al caldo, gli esperti di solito fanno una pausa ogni due ore per godersi un po’ di sole e sorseggiare una tazza di tè. «Oltre un’ora di lavoro in una grotta può farti entrare il freddo nelle ossa», avverte Wang Xiaosheng, un altro esperto di 69 anni. Suo figlio, il quarantenne Wang Xirong, è il membro più giovane della squadra. L’uomo ha iniziato la propria carriera vent’anni fa, all’incirca alla stessa età in cui suo padre cominciò a seguire le orme di suo nonno.
«All’inizio per me non è stato facile abituarmi al lavoro, dato che spesso trascorriamo mesi o persino anni lontano dalle nostre famiglie e talvolta sembra di vivere nel deserto», racconta Wang. Insieme a suo padre, il quarantenne ha attraversato metà della Cina per restaurare antiche pitture murarie, viaggiando nelle province dello Shanxi e dello Shaanxi, che ospitano entrambe un ricco patrimonio di opere d’arte rupestre, nonché in Sichuan dopo il terremoto del 2018.
«I decenni trascorsi hanno smussato i difetti del mio carattere: infatti sono rimasto davvero colpito dalle abilità e dalla pazienza degli antichi artigiani che ci hanno tramandato questi tesori», prosegue Wang. «Intraprendere questa carriera per tutta la vita richiede una grande passione per i reperti e la storia», precisa il padre.I decenni “intrappolati” nelle grotte rendono difficile per i sette esperti tenere il passo con la vita moderna, ma la squadra si tiene comunque sempre aggiornata in materia di nuove tecniche di restauro dell’arte rupestre. «Il mio sogno è lavorare al restauro delle opere contenute nelle grotte di Mogao a Dunhuang, un vero e proprio paradiso per i tecnici come me», conclude Wang. (XINHUA)
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