La Cina si muove da anni a favore dell’ambiente. Importanti opere di rimboschimento fra le iniziative di green economy e tutela dei mari
Oggi il mondo celebra la Giornata della Terra, affinché l’umanità non dimentichi le innumerevoli sfide che ancora la aspettano, come il cambiamento climatico, la desertificazione e l’inquinamento. Una ricorrenza per promuovere la consapevolezza sulle tematiche ambientali, per far riflettere su quanto gli equilibri che reggono la nostra Terra siano fragili, su quanto essa necessiti della nostra cura costante.
La Cina, nel perseguimento della green economy, da anni ha promosso una riduzione sostanziale delle emissioni di CO2, con progetti innovativi e altamente tecnologici. Dal Paese asiatico viene un importante contributo alla salvaguardia dell’ambiente, con successi in campi come il rimboschimento, la conservazione dell’energia, le tecnologie avanzate e la cooperazione internazionale.
ECONOMIA VERDE
Una delle battaglie più importanti che la Cina sta portando avanti è quella del rimboschimento a lungo termine. Per comprendere i risultati raggiunti, basti pensare che il tasso di copertura forestale è passato dall’8% dei primi anni della Repubblica Popolare Cinese a circa il 23% nel 2019. La tutela dell’ambiente è diventata un nodo centrale nelle scelte politiche della classe dirigente cinese: dal 2012 al 2015, Pechino ha visto più di 54 milioni di alberi piantati. Quest’anno nella Capitale cinese è in programma la costruzione di 41 parchi urbani per il tempo libero, 13 parchi forestali urbani e 50 piccoli parchi e aree verdi.
Il miglioramento della qualità di vita della popolazione è indubbio. Chen Youlin, un cittadino di Pechino di 63 anni, mentre passeggia in un parco forestale urbano costruito nel 2018 vicino allo Stadio dei lavoratori, afferma: «Quando ero un bambino, questo posto era una terra desolata». La Cina promuove il riciclaggio e mira a costruire un settore energetico pulito, a basse emissioni di carbonio, sicuro ed efficiente. Con ottimi risultati.
Nel 2018, la Cina ha ridotto la sua intensità di carbonio, o la quantità di emissioni di carbonio per unità di PIL, del 45,8% rispetto ai livelli del 2005. Si è impegnata a ridurre ulteriormente le emissioni di carbonio dal 60 al 65% entro il 2030. Nel 2019, il Paese ha generato 2,04 trilioni di kWh di elettricità da fonti energetiche rinnovabili, che hanno rappresentato il 27,9% della produzione totale di elettricità, con un aumento di 1,2 punti percentuali rispetto all’anno precedente, come dimostrano i dati dell’Amministrazione nazionale per l’energia.
La Cina sta curando un piano strutturato di trasformazione energetica, come risulta chiaro dal progresso legislativo in questo campo. Lo evidenzia Li Junfeng, un esperto senior sul cambiamento climatico per la China Energy Research Society. «Far fronte al cambiamento climatico ha promosso l’innovazione tecnologica e il cambiamento nel campo dell’energia. L’ottimizzazione della struttura energetica e la trasformazione dello sviluppo energetico, a loro volta, hanno promosso lo sviluppo approfondito della risposta globale al cambiamento climatico», ha detto.
PROTEGGERE L’OCEANO BLU
Su scala globale, la produzione annua di rifiuti di plastica ammonta a circa 300 milioni di tonnellate. Secondo i dati trasmessi dalle Nazioni Unite, 8 milioni di tonnellate di plastica si riversano ogni anno in tutti gli oceani e persino nelle acque della regione polare meridionale. Consapevoli dell’enormità di questi numeri, gli scienziati cinesi da anni stanno portando avanti ricerche e studi sull’inquinamento da microplastica, letale per la vita marina e in grado di entrare nella catena alimentare umana.
Piccole particelle di materiale plastico sono state rinvenute in 22 tipi di coralli e nell’80% dei campioni di pesce, nel corso di una ricerca svolta attorno alle isole Nansha nel Mar Cinese Meridionale. «Le microplastiche sono minuscole e leggere e possono sfociare negli oceani. Sono onnipresenti», afferma un ricercatore. Per preservare l’ambiente, la Cina ha adottato misure che comprendono massicce campagne di rimboschimento e di ripristino dei coralli, la chiusura degli scarichi illegali di acque reflue, la depurazione dei fiumi inquinati e l’avvio di progetti di educazione pubblica.
A partire da aprile, la Cina ha lanciato una campagna speciale di otto mesi, chiamata “Blue Sea 2020”, per migliorare la protezione dell’ambiente marino. La campagna si concentrerà sulle violazioni di leggi e regolamenti in otto campi, tra cui la costruzione di progetti marini e costieri, l’esplorazione e lo sfruttamento petrolifero offshore, lo scarico marino, l’estrazione e il trasporto di sabbia marina.
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