Il wuwei è un principio della filosofia orientale taoista, che si può tradurre in italiano come “non agire” o “azione senza agente”.
道常无为而不无为
“Il tao in eterno non agisce e nulla v’è che non sia fatto.” – Capitolo 37, Daodejing
Il dibattuto concetto di wuwei, “non agire”, è contenuto nel famoso Dao Dejing, il Libro della Via e della Virtù, la cui composizione risale a circa 2500 anni fa, e viene comunemente attribuita a Laozi, nonché uno dei più importanti filosofi cinesi di tutti i tempi.
Secondo il maestro Laozi, il wuwei è insito alla natura umana e viene inteso come astensione da ogni azione di rivalsa o rivincita, interventista o aggressiva, che potrebbe ostacolare il flusso ordinatore del Dao. Possiamo definirlo in altre parole come la chiave per vivere in armonia con l’intero cosmo.
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Comprendere il wuwei
Il non agire è difficile da comprendere a pieno, soprattutto dalla prospettiva del pensiero occidentale.
Iniziamo dal presupposto che wuwei non è un invito a vivere passivamente e con pigrizia, trascinandosi in un continuo procrastinare.
Al contrario, il principio di non-azione suggerisce che il miglior modo di affrontare una situazione sia quello di non forzare alcuna soluzione, bensì di lasciare che le cose accadano naturalmente, accettando il fatto di essere piccole entità connesse a tutto il resto e sincronizzando le nostre azioni con il naturale fluire degli eventi.
La semplicità che scaturisce da questo modo di pensare aiuta ad alleviare preoccupazioni e sofferenze tipiche della vita di tutti i giorni e a vivere più serenamente.
Infatti una volta che si accetta di essere una piccola parte del tutto, e quindi imprescindibile da esso, si impara anche a prendere la realtà per quello che è. Così facendo si sviluppa un maggiore equilibrio interiore e si lascia andare la pretesa di avere il controllo su ogni aspetto della nostra vita. Si capisce inoltre che, con o senza il nostro intervento, nulla resta immutato. Come disse Buddha:
“L’unica costante nella vita è il cambiamento”
In natura tutto segue un percorso spontaneo di perpetua trasformazione che non compie azione alcuna. Semplicemente esiste.
Un altro dei fondamenti su cui si basa il wuwei è quello dell’attesa. In poche parole, aspettando e osservando la situazione nel complesso, il momento propizio per intervenire si rivelerà da sé, senza azione o sforzo da parte nostra. Solo comprendendo questo si impara a vivere in armonia con il cosmo. No, non si parla di passività, ma di perfetta sincronia con lo scorrere della vita.
Metafora dell’acqua associata al wuwei
Per meglio comprenderne il significato più profondo, il wuwei viene spesso associato all’immagine dell’acqua.
Lo stesso Laozi nel Daodejing utilizza questa metafora. Egli esalta la natura debole, umile e arrendevole di un elemento che è indispensabile per la vita.
L’acqua scorre leggera e si adatta ad ogni superficie e conformazione del terreno. Prende senza riluttanza la forma del contenitore in cui viene versata.
Pur non opponendo resistenza, l’acqua ha la capacità di scavare la pietra pazientemente; nel momento propizio sa scatenare una forza incredibile, distruggendo, inondando e sommergendo tutto ciò che trova sul suo percorso. L’acqua rimane compatta e si adatta senza fatica a ogni situazione.
Il wuwei nel Taoismo
Il Taoismo predica il ritorno a una vita semplice ed essenziale, alla naturalezza e alla spontaneità, per imparare a liberare la mente dalle cose materiali e, come fine ultimo, raggiungere la pacificazione interiore e l’armonia con il grande principio universale, il Dao.
Secondo i taoisti è molto importante lasciar fluire le cose interferendo il meno possibile nel loro corso, vivendo nel momento presente e adattando continuamente sé stessi alle situazioni. Se davvero ci attenessimo a questo stile di vita, tutto procederebbe in modo spontaneo e naturale. Capiremmo così che ogni elemento vive in relazione con ciò da cui è circondato e che ogni circostanza non è mai assoluta, ma temporanea.
Il wuwei nella Cina classica
Molti poeti cinesi soprattutto durante la dinastia Tang (618-907) hanno associato l’idea di wuwei con l’ubriachezza, ma il loro intento non era certo quello di incoraggiare l’alcolismo. Sostanzialmente associavano le due immagini perché solitamente sotto l’effetto dell’alcol si affievolisce il costante stato di allerta della mente; di conseguenza la rigidità e le preoccupazioni che ne scaturiscono si attenuano, lasciando spazio a una sensazione di maggiore serenità e calma.
Anche i pittori vissuti durante quell’epoca dipingevano utilizzando l’arte del wuwei. Invece di creare quadri che ritraevano il mondo naturale rifacendosi a specifici canoni classici, loro cercavano la giusta ispirazione per trovare la natura dentro di sé. Non ambivano a riprodurre le cose nel loro aspetto esteriore ma a mostrarne l’essenza intrinseca: cercavano di percepire lo spirito di montagne, fiumi, foreste e piante per poi lasciare che il loro spirito fluisse attraverso le setole del pennello. L’importante non era il risultato finale ma l’intero processo di creazione.
Il wuwei tra Oriente e Occidente
I sistemi di pensiero Occidentale e Orientale, partendo da cotesti storici completamente diversi, si sono ovviamente sviluppati su binari assolutamente differenti: opposti ma complementari.
Il non agire è un’idea che si scontra con il pensiero occidentale, specie con lo stile di vita frenetico e caotico che seguiamo nella società attuale. In Occidente siamo abituati a programmare ogni cosa e ogni azione nel minimo dettaglio, con l’obiettivo ultimo di avere tutto sotto controllo. Come potremmo ritenere ragionevole uno stile di vita basato su un concetto come il non-agire?
Spesso ci illudiamo che le soluzioni e i cambiamenti possano essere durevoli. La rigidità che ne consegue ci porta ad essere impreparati ai cambiamenti improvvisi.
Nelle situazioni di conflitto o di incertezza, l’Occidentale tende di norma ad assumere un atteggiamento di inflessibilità e di ostinazione, prendendo in considerazione solo la propria posizione. Viceversa, secondo il pensiero orientale, prima di intervenire è meglio procedere con cautela e avere sempre una visione d’insieme delle circostanze.
Il Taoismo insegna che invece di imporre rigidamente e freneticamente la propria idea e il proprio punto di vista, bisognerebbe essere aperti alla posizione della controparte e adattarsi alle circostanze in base al loro sviluppo.
Ecco spiegato, in parte, il motivo per cui i cinesi, influenzati dal pensiero taoista e consapevoli dell’imprevedibile variabilità degli eventi, tendono di norma a non prendere né rivelare immediatamente una posizione definita. Aspettano che siano le circostanze stesse a delineare le proprie azioni.
Potremmo definire questo comportamento come “passività strategica“. Comportamento che spesso irrita e innervosisce l’Occidentale, abituato invece a rendere nota quanto prima la propria posizione, specialmente negli affari, nelle negoziazioni e a livello diplomatico.
Tracce di wuwei in Occidente
Abbiamo detto sopra che in Occidente ci risulta difficile accettare un modo di vivere “senza azione”. Tuttavia il wuwei non è affatto un principio sconosciuto alla nostra cultura.
Già gli antichi greci definirono questo stato di non-azione con il nome estasi, da ex stasi ovvero “essere al di fuori”, uno stato di profonda concentrazione in cui si è in armonia con tutto ciò che ci circonda.
Anche la locuzione latina “Hic et nunc”, qui ed ora, esprime esattamente il concetto di wuwei. Vivere qui e ora è un invito ad affrontare le cose che accadono senza programmare, adeguandosi alle circostanze del presente, consapevoli che tutto è in costante mutamento.
Il concetto di wuwei si può trovare anche in alcune citazioni classiche.
Per esempio quella del filosofo greco Epitteto:
“Non devi cercare di fare in modo che le cose vadano come vuoi, ma accettare le cose come vanno: così sarai sereno”.
O quella dell’imperatore romano Marco Aurelio:
“La maggior parte delle cose che diciamo e facciamo non sono necessarie; chi le eliminerà dalla sua vita sarà più tranquillo e senza turbamento.”
Una “versione occidentale moderna” del wuwei è quella che nel 1975 lo psicologo ungherese Mihály Csíkszentmihályi definì “essere nel flow”, ovvero uno stato mentale in cui azione e agente diventano una cosa unica, come se fosse l’azione stessa ad auto-generarsi.
Il “flow” è un momento in cui, immersi in un’attività, ci facciamo coinvolgere al punto da perdere completamente la cognizione del tempo, e non percepiamo alcuno sforzo a livello fisico e mentale. Nell’istante in cui pensiamo attivamente a ciò che stiamo facendo, questo stato di fluire naturale sembra dissolversi.
Wuwei non significa non agire, bensì agire senza sforzo. Questo concetto taoista ci insegna a non forzare le azioni e le loro conseguenze, piuttosto a cercare di essere simili alle canne di bambù che non oppongono resistenza al vento che le scuote.
Allo stesso modo essere “nel flow” significa essere in uno stato di completa quiete, anche mentre si svolgono compiti e lavori difficili, significa fluire con ciò che si sta facendo.
Vivere secondo wuwei
Vivere seguendo wuwei richiede un’enorme applicazione, e anche anni di esercizio. Portare a termine le proprie attività affidandosi al principio di non azione può dire svolgerle anche meglio, poiché non si interferisce con il loro naturale fluire e non si antepongono ostacoli al loro compimento.
L’azione non premeditata può avere luogo in ogni campo dell’attività umana, dalla pittura allo sport estremo alla semplice attività di cucinare.
La meditazione stessa è sinonimo di non-agire, infatti praticandola nel giusto modo ci si lascia coinvolgere totalmente dal momento presente nella sua pienezza, assimilando la pura essenza del suo potenziale. È da qui che si origina il momento successivo. Questo scorrere di momenti presenti è il flusso armonioso regolato dal Dao, in cui ogni attimo fluisce senza sforzo in quello successivo.
Il wuwei è uno stile di vita e di pensiero che, se allenato con costanza, aiuta a raggiungere una perfetta consapevolezza del mondo circostante, nonché una serena accettazione degli eventi, per vivere in armonia con il continuo fluire degli eventi.
Il noto attore cinese Bruce Lee disse:
“Svuota la tua mente.
Sii senza forma. Senza limiti, come l’acqua.
Se metti dell’acqua in una tazza, l’acqua diviene tazza.
Se la metti in una bottiglia, diventa la bottiglia.
In una teiera, diventa la teiera.
L’acqua può fluire o spezzare.
Sii acqua, amico mio”.
Questa sua citazione racchiude in poche frasi l’essenza stessa dell’intricato concetto di non azione.
M. G.