Ancora oggi al Wan Shang Bird and Flower Market di Shanghai l’incessante e fragoroso frinire di centinaia e centinaia di grilli accoglie i visitatori
Incastrato tra gli scintillanti grattacieli e shopping mall di Huaihai Road, una delle più importanti e famose arterie commerciali di Shanghai, a est, il Bund, l’opulento lungofiume dello Huangpu River, con i suoi imponenti edifici coloniali sulla sponda ovest e il business district di Pudong su quella est, a nord e a pochi passi dai ristoranti e dalle discoteche di Xintiandi, spunta “fuori posto e fuori luogo” il vecchio quartiere di Laoximen. Letteralmente significa “antica porta occidentale” ed è infatti qui che sorgeva l’ingresso ovest alla vecchia Shanghai con le sua alte mura a proteggerla, mura poi abbattute all’inizio del Novecento.
Ma Laoximen, come una vecchia 500 parcheggiata tra Ferrari e Porsche, resiste; con le sue case ad un piano, i suoi vicoli stretti, i suoi cortili, le sue case fredde e minuscole senza riscaldamento, con i suoi bagni e le sue cucine comuni, con i suoi fili elettrici che, come viti lasciate crescere senza ordine, si attorcigliano ovunque. Tenace e testardo come i laobaixing, i “vecchi cento nomi”, la gente comune, il popolino che lo abita da generazioni, Laoximen cerca di resistere ad un piano di sviluppo edilizio che ne prevede l’abbattimento entro il 2019 per far posto all’ennesimo enorme shopping mall e a una serie di asfissianti grattacieli-alveari di appartamenti da vendere alla rampante e ricca borghesia di Shanghai.
Wan Shang Bird and Flower Market
Passeggiando senza meta tra questi vicoli disordinati, tra panni stesi, pesci appesi ad essiccare al sole, gatti, biciclette e anziani seduti fuori le porte dei loro minuscoli appartamenti a chiacchierare, a giocare a carte e ad osservare con curiosità lo strano laowai (straniero) che gli passa davanti, si arriva al Wan Shang Bird and Flower Market. Appena varcata la soglia di questo vasto mercato coperto, più che il cinguettio degli uccelli o il profumo dei fiori, ciò che colpisce è l’incessante e fragoroso frinire di centinaia e centinaia di grilli. Chiusi nelle loro minuscole hulu, le gabbiette da trasporto, aspettano un padrone, perché per un cinese avere un grillo in casa è come per un occidentale possedere un cane o un gatto.
L’origine
In Cina la passione per questi piccoli insetti è antica. Risale a secoli fa, probabilmente importata dai Manchu, la stirpe che calò dal nord a cancellare la dinastia Ming e a dare vita a quella Qing, l’ultima a sedersi sul Trono del Drago. Si dice che questa passione nasca dal raffinato piacere di poter ascoltare il canto della primavera anche nelle fredde e lunghe giornate invernali. Un tempo riservata esclusivamente all’imperatore e alla sua famiglia, con il passare del tempo si diffuse anche tra la gente comune e da lì nacque tutta un’arte per la scelta, l’allevamento e la cura di queste bestiole. Il trasporto stesso dei grilli divenne una forma d’arte. Le hulu, oggi in plastica o in vetro, un tempo venivano ricavate dalle zucche: il fiore della zucca appena sbocciato veniva inserito all’interno di uno stampo in creta in modo tale che, sviluppandosi e assumendone la forma, ricevesse in rilievo ciò che era stato inciso sullo stampo. L’arte della lavorazione delle hulu raggiunse vette raffinatissime con la creazione di esemplari in giada, avorio o legni pregiati. Come molte altre tradizioni anche questa subì uno stop durante gli ultimi decenni del secolo scorso ma, appena ce ne fu la possibilità, i laobaixing tornarono a coltivarla.
Grilli da combattimento e grilli da compagnia
Oggi li trovi a decine a studiare, a discutere e a scegliere il proprio grillo davanti a “grappoli” di hulu o nelle teche dei banchi dei venditori. La scelta fondamentale è tra i grilli da combattimento, i ququ, piccoli e neri, e quelli da compagnia, più grandi e verdi, i guoguo.
I ququ sono i guerrieri, i gladiatori, vengono allenati dai loro proprietari “disturbandoli” con un filo d’erba per aumentarne l’aggressività e renderli pronti al combattimento. Alcuni di questi, i più pregiati, quelli che arrivano dalla provincia dello Shandong, possono costare anche alcune decine di migliaia di yuan. Trattati con tutti i favori, viziati, ben nutriti, la notte prima del combattimento riceveranno anche la “visita” di una femmina per aumentarne lo spirito da macho.
Tutto questo per arrivare alla Golden Week di inizio ottobre , uno dei periodi di festività del calendario cinese, durante la quale hanno luogo i più importanti tornei, dove i proprietari cercheranno di rientrare dell’investimento fatto. I grilli, divisi per categorie di peso, verranno calati in una piccola arena separati da un divisorio: Una volta che saranno diventati sufficientemente aggressivi, grazie allo stimolo dei loro proprietari, il divisorio verrà sollevato e inizierà il combattimento che avrà fine quando uno dei due inizierà ad evitare lo scontro, salterà fuori dall’arena o ne verrà gettato fuori.
I guoguo, invece, più mansueti e pacifici, hanno una vita serena e sicuramente più lunga. Nelle loro casette, in casa, saranno sufficienti un batuffolo di cotone imbevuto d’acqua e qualche chicco di riso per nutrirli, mentre, se verranno portati fuori casa, basterà tenerli al caldo delle tasche interne delle proprie giacche e il loro canto allieterà le giornate del loro proprietario.
Come scegliere un guoguo?
Un laowai che in un mercato cinese chiede come si sceglie un buon guoguo, porterà inevitabilmente al radunarsi di una piccola folla prodiga di consigli. Un‘interminabile, animata, divertente ed affollata chiacchierata in cinese pessimo (il mio), in inglese meno che basilare (il loro) e grande gestualità (di entrambi) alla fine credo mi abbia portato a capire alcuni dei criteri che guidano la scelta. Questi dovrà essere maschio (lo si riconosce dai puntini che ne ricoprono la parte finale dell’addome), giovane (il grillo giovane avrà la pancia e le ali di un verde acceso, a differenza di un grillo anziano che le avrà più scure) e soprattutto sano (ali lunghe e antenne intatte, un grillo sofferente non sarà mai gioioso e non canterà).
Se si avrà avuto la sfortuna di aver acquistato un grillo “pigro”, basterà registrare sul cellulare il frinire di un grillo e riprodurlo ad alto volume: persino un grillo “pigro” penserà che ci sia un altro concorrente nei paraggi e accetterà la sfida canora! Il problema più serio si pone invece, al contrario, quando il grillo è troppo attivo e canta ininterrottamente. Solitamente un grillo canta quando la temperatura è superiore ai 25 gradi. Se nelle calde giornate estive si vorrà evitare di sentirlo cantare giorno e notte, il formidabile senso pratico cinese consiglia di chiuderlo in frigorifero!