Gli studi su alcuni scheletri di 12.000 anni fa hanno dimostrato che nell’antica Cina il cranio veniva spontaneamente deformato per conferire un aspetto autorevole
Nella provincia orientale del Jilin, gli studi degli archeologi hanno portato alla luce un aspetto culturale e sociale dell’antica Cina finora sopito.
Analizzando una serie di scheletri umani rinvenuti fra il 2011 e il 2015 presso le rovine di Houtaomuga, nella città di Da’an, gli studiosi hanno potuto osservare un mutamento nella forma della scatola cranica presente in 11 soggetti. Ulteriori ricerche hanno dimostrato che la deformazione del cranio era una pratica intenzionale applicata sui neonati durante i primi giorni di vita, quando l’ossatura è malleabile: schiacciare la testa di un neonato avrebbe deformato il suo aspetto in modo permanente.
Se la scelta di conferire al cranio un aspetto allungato era spontanea e volontaria, resta solo da scoprire quale fosse la ragione dietro questa usanza.
Antropologi e ricercatori dell’Università di Jilin, congiuntamente agli studiosi della Texas A&M University degli Stati Uniti, hanno appurato che si trattava di una forma di riconoscimento sociale.
Il cranio allungato, la fronte ampia, la forma del viso stretta e oblunga conferiva un aspetto autoritario, oltre che rispondere ai canoni di bellezza dell’epoca. Precisamente, gli scheletri presi in esame risalgono a un periodo compreso tra i 12.000 e i 5.000 anni fa e appartengono a individui tra i 3 e i 40 anni.
La scoperta è stata recentemente pubblicata sulla rivista scientifica American Journal of Physical Anthropology. Resta ancora da scoprire quali siano le origini, lo sviluppo e le cause precise di questo importante fenomeno culturale.