Ad Hangzhou, nella provincia dello Zhejiang, è sorta la prima caffetteria “silenziosa” per sordi. Un’iniziativa ripetuta anche dal gigante Starbucks.
Se vi capita di passeggiare per le strade di Hangzhou, nella provincia di Zhejiang, potreste imbattervi nella prima caffetteria “silenziosa” della Cina. La particolarità del locale? Per ordinare un caffè dovrete usare il linguaggio dei segni.
La caffetteria, infatti, è gestita da Lu Jun e da sua moglie Yang Di, entrambi con problemi di udito e di linguaggio.
Prima di avviare questo progetto, Lu si è dedicato per 16 anni al settore grafico. Il sogno di aprire una caffetteria per sordi, però, non lo ha mai abbandonato. Per anni i due coniugi hanno sentito la necessità di ricreare uno spazio “sicuro” per tutti coloro che soffrono delle loro stesse problematiche, un luogo in cui la parola d’ordine è “inclusione”.
Di certo Lu e Yang non si aspettavano che il loro locale, di soli 15 metri quadrati, avesse una risonanza virale. Dal giorno dell’apertura, la caffetteria ha attirato un numero enorme di clienti, e non solo non udenti. Per comunicare con i consumatori, i due sono dovuti ricorrere ad una lavagnetta. Sul bancone del bar, appena si entra, è ben visibile un cartello che riporta la scritta “您说话我听不见,请用笔谈” – “Non posso sentire quello che dici, per favore scrivi”.
Un progetto simile è stato avviato anche dal gigante della caffetteria Starbucks. La famosa caffetteria americana ha infatti rinforzato molti punti vendita in tutto il mondo aggiungendo personale in grado di comunicare con il linguaggio dei segni. Proprio questo mese l’iniziativa di Starbucks è arrivata in Cina, nella città di Guangzhou.
14 dei 30 dipendenti del punto vendita, inclusi alcuni dei manager, sono sordi. Un modo semplice per aprire la porta a molte persone che, a causa dei loro problemi di udito e di linguaggio, hanno difficoltà a trovare un posto di lavoro.
Per facilitare le ordinazioni, tutti i prodotti sono stati numerati, ed è possibile richiedere la bevanda prescelta tramite dispositivi digitali. Una soluzione meno “casareccia” di quella scelta da Lu e Yang, che però è altrettanto encomiabile.