Dal 28 maggio al 14 luglio al Palace Museum arriva “Beauty Unites Us”, la mostra che connette la Cina e Vaticano.
La Cina e la Santa Sede si incontrano nel segno dell’arte. A partire da oggi, il Palace Museum, il monumentale complesso all’interno della Città Proibita di Pechino, ospiterà la mostra “Beauty Unites Us – Chinese Art From The Vatican Museum”.
Uno slogan che parla da solo quello scelto per l’esposizione artistica: si tratta di uno reciproco scambio di opere, che sottintende però un più profondo scambio culturale e, chissà, magari anche politico.
Un simbolo di avvicinamento tra le due istituzioni che negli ultimi 70 anni non sono riuscite ad aprire un dialogo concreto e ufficiale.
Nell’esibizione, che rimarrà aperta al pubblico fino al 14 luglio, si congiungeranno ben 76 opere d’arte popolare buddhista e cattolica.
La cura della mostra è affidata a padre Nicola Mapelli, responsabile del “Dipartimento Anima Mundi nel reparto per le Raccolte Etnologiche dell’Asia, dell’Africa, delle Americhe e dell’Oceania” dei Musei Vaticani. Al suo fianco la controparte cinese, Wang Yuegong, responsabile del “Department of Palace Life and Imperial Ritual”.
Alle opere scelte, l’antico Palazzo reale ha voluto aggiungerne alcune del famoso artista cinese Wu Li, cattolico, e di Giuseppe Castiglione, gesuita milanese conosciuto in Cina come Lang Shining.
Barbara Jatta, direttrice di Musei Vaticani, esordisce ai microfoni del Tg dell’emittente Cei:
«È una doppia mostra: noi porteremo in Cina delle opere di arte cinese in nostro possesso e il governo cinese manderà delle loro opere da esporre nel nostro Museo Etnologico».
Terminata la mostra a Pechino, sarà quindi la volta della residenza papale e i Musei Vaticani accoglieranno alcuni dei pezzi scelti dal Palace Museum.