Divisa tra antichi giardini, caratteristici corsi d’acqua, hotel di lusso e costruzioni di ultima generazione, Suzhou è considerata dagli antichi “un paradiso in terra”
Un celebre detto recita: «In cielo c’è il paradiso, sulla terra Suzhou e Hangzhou». Lungo le sponde del Delta del Fiume Giallo, a pochi chilometri ad ovest di Shanghai, nasce nel 514 a.C. la città di Suzhou, culla della cultura Wu, un paradiso terrestre intersecato da una rete di canali e corsi d’acqua, che valgono alla città l’appellativo di “Venezia d’Oriente”.
Una città divisa tra passato e presente, tra tradizione e modernità, tra cultura e frivolezza; una città che, con le sue contraddizioni, rappresenta a pieno i molteplici volti della Cina intera. Quando si arriva a Suzhou la sensazione è quella di ritrovarsi di fronte a una giovane donna la cui anima tormentata, leggera e vivace, è intrappolata nel corpo di una vecchia signora col viso segnato dal tempo.
Suzhou entusiasma i romantici viaggiatori che bramano la Cina dell’immaginario comune, soddisfa i turisti in cerca di curiosità e folklore, appaga gli uomini d’affari in cerca di richiami all’Occidente. È la città dei locali mondani, dei quartieri eleganti, dei centri commerciali e dei grattacieli che sembrano sfiorare le nuvole. È, insieme, la città dei sentieri scoscesi, delle abitazioni tradizionali, delle locande da tè, degli antichi giardini e dei ristoranti improvvisati che vendono cosce d’anatra a buon mercato.
A pochi passi dalla principale università della città si trova quella che, insieme a Shangtang jie, rappresenta una delle più antiche e caratteristiche strade di Suzhou, Pingjiang lu. La corrente dei corsi d’acqua trasporta le tipiche imbarcazioni dall’aspetto tradizionale; l’eco del canto dei traghettatori si protrae tra le timide onde del canale giungendo fin sopra le colline lontane e, riempiendo ogni vicolo, si fonde col profumo dello street-food e con i colori dei negozi di souvenir, trasportando i visitatori in un’atmosfera surreale e passata.
Le trafficate vie della periferia vengono di tanto in tanto interrotte dai famosi giardini antichi che spezzano il grigio dell’asfalto sfoggiando i loro alberi fioriti, le cui chiome fanno sfacciatamente capolino dalle antiche mura. Dei sessanta giardini classici perfettamente conservati all’interno della città, molti sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Entrare in queste piccole oasi ricche di scorci suggestivi, specchi d’acqua color smeraldo, rocce secolari e padiglioni in legno, significa inondarsi di una sensazione di pace e raccoglimento e immergersi nel rigoroso ordine tipico dell’architettura e della botanica cinese.
La sostanza poliedrica di Suzhou si rispecchia nella natura dei suoi abitanti: camminando tra le strade del centro si incrociano gli sguardi assenti dei “colletti bianchi”, che irrigiditi nelle loro giacche di taglio europeo, procedono a passo svelto urlando a gran voce nei loro smartphone di ultima generazione. Più spesso, sono gli occhi degli abitanti dei quartieri popolari quelli che rapiscono noi occidentali, e che, nonostante l’internazionalizzazione della Cina, si illuminano ancora con sorpresa ed eccitazione alla vista di un Laowai*.
Insomma, Suzhou è una città eclettica e mutevole in cui natura, contemporaneità ed echi del glorioso passato si fondono e si intrecciano dando completezza ad un quadro che incanta ogni tipo di viaggiatore.
(G.C.)
*Laowai è l’appellativo usato dai cinesi per identificare gli stranieri che per turismo, studio o lavoro, si trovano in Cina.